Beppe Marotta si è preso tanti meriti per questa grande cavalcata dell’Inter, per qualcuno anche troppi: ecco perché
L’Inter festeggia il suo ventesimo scudetto, meritatissimo vedendo l’andamento del campionato che praticamente mai è stato in dubbio. I nerazzurri hanno dominato in lungo e in largo, creando il vuoto con le dieci vittorie consecutive. La Juventus si è arresa col ko nello scontro diretto, ed era l’unica concorrente visto che il Milan solo di recente è salito al secondo posto sfruttando anche il periodo negativo dei bianconeri. La squadra di Inzaghi era quella più forte sulla carta e lo ha confermato nettamente in campo.
Il tecnico piacentino è stato di certo uno degli artefici principali di questa cavalcata, avendo creato e oliato degli ingranaggi a tratti perfetti, ma forse soprattutto cementato un gruppo solido. Superando i momenti complicati che pure ci sono stati anche nelle stagioni passate, con i due scudetti vinti da Milan e Napoli con i nerazzurri – soprattutto nel 2021/22 – che hanno un po’ buttato al vento il titolo. I meriti sono da dividere anche con la dirigenza e Beppe Marotta che la rappresenta, ormai diventato un vero e proprio mago degli scudetti. Ma anche di plusvalenze e parametri zero redditizi. Su questo però ci si divide, perché lo stesso ad in un momento non è stato convinto del tutto di continuare col mister.
A parlarne è il giornalista Gianni Visnadi, che scarica un po’ di meriti dallo stesso Marotta: “L’Inter è diventata così forte grazie al lavoro di Inzaghi, questa estate nessuno pensava che i nerazzurri potessero dominare questo campionato, anzi c’erano forti dubbi. Avevano cambiato dodici giocatori, c’erano molte incognite, ad iniziare dal portiere arrivato a metà agosto. Inzaghi ha fatto un lavoro straordinario. Marotta ci mette la firma e la faccia, però il lavoro di scouting lo fanno altri”. Non solo.
A ‘Radio Radio’, il giornalista Gianni Visnadi rincara la dose: “L’anno scorso, quando Inzaghi era in bilico, il primo che voleva mandare via Inzaghi era Beppe Marotta. Chi meditava e ne parlava apertamente, anche nelle interviste, di mandare via Inzaghi era proprio Marotta. Se certi giornali scrivevano che il mister rischiava, prima di Porto o Benfica, non se lo sono inventati, sappiamo chi li alimentava. E quando poi gli è stato chiesto, Marotta diceva che era per stimolare e pungolare Inzaghi. Quindi è anche motivatore. Poi l’Inter ha sbaragliato la concorrenza, che si è pure fatta fuori da sola”.
Insomma, Marotta bravo ma questo scudetto non è stato solo suo, anzi. Qualcuno gli riconosce anche un po’ di fortuna, quella di avere incontrato collaboratori e un allenatore che lavorano ad alto livello e sono stati capaci di reagire a certe pressioni nei momenti più duri.
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