Daniele De Rossi interviene nell’ultima conferenza stampa dell’anno all’Olimpico dopo la vittoria col Genoa: quanti spunti tra Dybala, Calafiori e il contratto
La Roma batte 1-0 il Genoa e blinda il sesto posto, che a una partita dal termine è già la posizione ufficiale e definitiva dei giallorossi. Nell’ultima conferenza stampa della stagione all’Olimpico, Daniele De Rossi ha analizzato il match ma soprattutto ha parlato di tantissimi altri argomenti.
Terzo sesto posto consecutivo per la Roma. Come mai è percepito come più ottimistico? “Non lo so se c’è questa sensazione. Abbiamo avuto un periodo in cui abbiamo vinto tante partite, forse viene dal ricordo dei primi due mesi e mezzo. Poi c’è un discorso provinciale, siamo arrivati sopra alla Lazio dopo un po’ che non succedeva. Onestamente sono ottimista per il futuro, ma non facciamo le feste per un sesto posto. Avevamo preso uno slancio che ci poteva far pensare di arrivare oltre. Se non avessimo avuto quella cavalcata in Europa, che non rimpiango, avremmo giocato in campionato con qualche energia in più”.
Ha avuto le idee chiare sul futuro: per una Roma competitiva sarà un lavoro a lungo o medio termine? “Tutti i progetti, quando costruisci bene, fai tre anni di contratto a un allenatore, ti siedi e parli di obiettivi, la cosa più importante non è quanto spendi o chi compri, ma il tempo. Il tempo te lo devi guadagnare, non si potrà fare una squadra di soli 18enni perché forse il tempo così non ce l’avrò, ma l’idea è di fare una squadra che magari si godrà di più due allenatori più tardi. Che a giugno magari sono forti e tra tre anni fortissimi, diventando un asset. Cercando anche di valorizzarae quelli che abbiamo, attenti anche al settore giovanile, abbiamo perso Frattesi e Calafiori e non mi va giù”.
Ha cambiato anche le marcature a un certo punto stasera, come ha visto la partita? “No, Baldanzi era sempre su Badelj. Il feeling del primo tempo è stato quello, abbiamo tenuto la palla in maniera buona. Abbiamo avuto più solidità ma meno ampiezza, i tiri sparati in curva sono tiri e a volte hai la lucidità e la qualità di fare gol, ma bisogna sparare forte per fare gol. Una prestazione non memorabile, ma solida nel primo tempo. Preferisco una prestazione così a una più offensiva in cui concediamo tanto. Sapevo che Dybla poteva giocare una mezz’oretta, non si era mai allenato. Ho detto ‘arriviamo a quella mezz’oretta e poi la risolviamo’.”
Dybala ha quella fame che vuole vedere? “L’ho vista per 3-4 mesi, è stato perfetto, si è allenato sempre quando ha potuto, non si è mai fermato, non è andato in nazionale per recuperare, si è allenato quando la squadra aveva giorno libero, ha alzato il livello delle prestazioni fisiche. Ha avuto questo intoppo. Quando parlo di fame non è che dico che voglio 26 Pasquale Bruno. La fame per me è Dybala contro il Torino che fa tre gol, la voglia di vincere la partita, mettendo il massimo che si può a disposizione della squadra. È l’idea, la mentalità, lui penso che ce l’abbia al 100%”.
Contento di questo campionato? “Non sono contento di essere arrivato sesto, ma penso di essermi dimostrato almeno all’altezza. Contento di aver vissuto certe serate, a prescindere se vincerò 100 Champions o allenerò nelle categorie più basse, mi sono riappropriato della mia casa, finché non sono rientrato non mi rendevo conto di quanto mi mancasse. Calcisticamente possiamo e posso fare molto meglio. Penso che abbiamo fatto un percorso interessante, siamo arrivati a tirare il collo ai ragazzi fino alla fine, grazie alle nostre buone cose fatte in Europa, con un calendario che si è concentrato e con tante partite difficili. Ma scherzando l’altro giorno si diceva ‘se avessimo avuto un’altra partita magari arrivavamo quarti’, ma dico che se ne avevamo altre 4-5 arrivavamo decimi. Siamo abbastanza cotti, una stagione che ha chiesto tanto ai giocatori, il cambio allenatore non è mai facile. Sono soddisfatto, volevo di più ma la realtà ci ha messo davanti a Bologna e Atalanta che sono state meglio di noi. E sono due squadre forti”.
Cosa prova a essere arbitro della salvezza con tre amici che competono per salvarsi? “Mi dispiace che due di questi miei amici avrà la domenica rovinata. Ma quello che mi ha fatto piacere è il Genoa, in Italia siamo cresciuti. Alla quintultima sapevi già tutti i risultati, il Genoa ha fatto la sua onesta partita, l’ha fatta ovunque. Noi faremo la nostra partita a Empoli, avremo gente che stimo davanti, ma è il calcio”.
Qualche nome di qualche ragazzo che sta osservando? “I giocatori non li puoi valorizzare portando subito in prima squadra. Quando abbiamo perso Calafiori non era quello di oggi, non gli avevano dato un’identità tattica come ora. Anche se io gli ho sempre detto che avrebbe fatto il centrale. Così Frattesi, è un percorso. Nomi non ne faccio, l’ho fatto con Pisilli e ho sbagliato. Gli si creano scombussolamenti, che Pisilli non ha avuto perché è fantastico e forte. Abbiamo dei giovani interessanti, oggi ho visto l’under 15, mi piace e mi incuriosisce vedere cosa fanno i nostri allenatori. Dovremo tenere d’occhio questi giocatori”.
Cosa manca alla Roma per arrivare al livello di Milan e Juve? “Mancano tanti punti. E i punti si fanno adesso, costruendo una squadra forte. Lavorando nella stessa direzione come abbiamo iniziato a fare in questi mesi. Arriverà un ds che ci illuminerà con altri giocatori, la mia conoscenza è alta ma limitata rispetto a lui. Per me questo è un momento importante, costruire e dare identità, dare tante caratteristiche diverse nella stessa rosa”.
Potete permettervi giocatori forti che per un motivo o per l’altro giocano 15-20 partite? “È sbagliato dire possiamo permetterci o no. La Roma non ha giocatori costretti a giocare 15 partite a parte chi è stato infortunato. Quello può succedere a chiunque. La Roma ha dei campioni, e hanno giocato tante partite e tanti minuti. Se guardiamo il gps con la Salernitana, avevano fatto pochi metri e ora ne fanno molti di più. I campioni vanno stimolati, accarezzati, ma anche bastonati. Ma sono comunque ragazzi giovani, più giovani di me”.
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