A Tv Play, l’intervista all’ex allenatore di Roma, Sampdoria e Lazio Sven Goran Eriksson: il racconto della malattia e altri aneddoti
E’ stato un grande allenatore, anche in Italia, sedendo sulle panchine prestigiose di Roma, Sampdoria e Lazio. Oggi, continua a seguire il calcio ed è acclamato ovunque, per l’esempio che ha lasciato e per la dignità con cui sta combattendo la malattia da cui è stato colpito. Sven Goran Eriksson è stato gradito ospite, in teleconferenza, negli studi di Tv Play, con una intervista in cui ha parlato dei suoi ricordi da allenatore, della sua vita attuale e di altri temi legati all’attualità calcistica.
Sul coraggio di raccontare la sua malattia, spiega: “Avevo iniziato a lavorare come direttore sportivo da una settimana e il medico mi disse che dovevo fermarmi. Erano già iniziate le speculazione giornalistiche in Svezia sul motivo del mio addio e così ho preferito dire subito le cose come stavano. Mi sento abbastanza bene e spero che possa durare il più possibile”.
Ecco come la pensa sugli allenatori di oggi e soprattutto su come se la stanno cavando i suoi ex giocatori: “Non è facile dire in chi mi rivedo di più, non vedo tutte le partite. Ma Simone Inzaghi sta facendo un grande lavoro, complimenti a lui, ha vinto un campionato di alto profilo. E’ un tecnico giovane, può allenare tanti anni ancora e centrare altre vittorie. Da allenatori, non è facile avere a che fare con i giocatori, ognuno ha qualcosa di diverso tecnicamente e caratterialmente, bisogna trovare il modo di comunicare con loro nel modo giusto”. Un altro personaggio che riscuote l’apprezzamento di Eriksson per la sua carriera extra campo è Ibrahimovic: “Come dirigente al Milan lo vedo molto bene, ama molto il club e da’ tutto. Come calciatore era un leader e lo resta fuori dal campo, può fare tutto quello che vuole nella vita, con lo stesso successo”.
C’è spazio anche per gli aneddoti del passato: “Il ricordo più bello alla Lazio? Ogni momento è stato stupendo, era una squadra fortissima, tutti erano campioni, sono stati gli anni più felici da allenatore, non c’erano problemi di nessun tipo. Erano tutti giocatori di altissimo livello, ma nessuna prima donna, avevano l’obiettivo comune di vincere e sapevano farsi da parte per il bene del gruppo. Ricordo ovviamente come è stato particolare vincere lo scudetto. Penso che fossimo una delle squadre più forti d’Europa in quegli anni. Potevamo vincere qualcosa in più, certo, come lo scudetto dell’anno precedente”. Il legame con l’Italia è rimasto forte, come aggiunge poco dopo: “Chi vince la finale di Europa League? L’Atalanta, siamo italiani” (ride, ndr).
Per l’attualità, c’è qualcosa, rispetto ai suoi tempi, che Eriksson valuta come novità molto positiva: “Il Var? Aiuta tanto gli arbitri nelle decisioni a ridurre gli errori, ogni tanto magari vorrei fosse un po’ più veloce, ma è fondamentale oggi”.
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