Spalletti, dubbi e dilemmi di formazione: da Euro 2000 con Zoff alla vittoria di Mancini, così l’Italia cambia pelle alla seconda giornata
Al di là del blackout iniziale e qualche défaillance nel finale, l’Italia si è ben comportata contro l’Albania. La formazione scelta da Luciano Spalletti ha convinto anche gli scettici. La prestazione di Calafiori è stata positiva. Il difensore del Bologna, al suo esordio in una grande competizione internazionale, non si è fatto mangiare dall’ansia e sarà riconfermato anche contro la Spagna.
In effetti, Luciano Spalletti sembra approvare in blocco gli undici titolari utilizzati contro l’Albania anche per la sfida contro le Furie Rosse. Squadra che vince non si cambia. Non sempre questa regola si rispetta, ma in linea di massima, quando ci sono competizioni così brevi, i ct tendono a non modificare troppo le gerarchie in caso di buon esito alla prima giornata de torneo. Prandelli docet.
Andando a ritroso e ricercando le formazioni titolari d’esordio degli Azzurri nelle competizioni internazionali dal 2000 ad oggi, possiamo notare come i commissari tecnici hanno approcciato in maniera diversa alla seconda giornata in base al risultato della prima gara.
Zoff, il Trap e quel biscotto in Danimarca-Svezia
Ad Euro 2000, l’Italia si presentava con una corazzata di giocatori esperti e giovani talenti. Un bel mix messo in piedi da Dino Zoff, che ha permesso a milioni di italiani di sognare la vittoria del torneo, sfumato solo a causa del fatidico golden gol. Gli Azzurri vinsero all’esordio contro la Turchia per 2-1, con le reti di Conte e Inzaghi. Tre giorni più tardi, Zoff doveva mettere in piedi una nuova formazione per la sfida contro il Belgio, ma preferì cambiare solo una pedina: fuori dai titolari Pessotto, dentro Iuliano. Risultato? 2-0 e qualificazione al turno successivo blindata.
Come dicevamo pocanzi, squadra che vince non si cambia. Trapattoni nel 2002 batté l’Ecuador 2-0 all’esordio grazie alle reti di Vieri e presentò la stessa identica formazione anche contro la Croazia per la seconda giornata. Sfortunatamente, arrivò una sconfitta per 1-2. E allora il Trap cambiò un solo uomo per la terza e decisiva sfida contro il Messico, preferendo l’attacco a due Inzaghi-Vieri, panchinando Doni.
Due anni più tardi, l’Europeo della disfatta. O del biscotto. L’Italia pareggiò al debutto contro la Danimarca. E’ anche la partita dello sputo di Totti nei confronti di Poulsen, per cui rimediò tre giornate di squalifica. In ogni caso, il ct cambiò il centrocampo contro la Svezia. Da una mediana a due con Zanetti e Perrotta, si passò ad un centrocampo a 3 con Gattuso, Pirlo e Perrotta. Dietro le punte Del Piero-Vieri, Cassano a prendere il posto di Totti. Tre sostituzioni. Finì 1-1 con gli svedesi e a nulla valse l’ultima vittoria contro la Bulgaria, a causa del pareggio tra Danimarca e Svezia. Azzurri out ai gironi tra mille polemiche.
Il dietrofront di Donadoni e le scelte di Lippi
Al Mondiale 2006, per sfidare gli USA, Lippi confermò per 10/11 la squadra che batté il Ghana. L’unico cambio fu Zambrotta sulla fascia mancina, al posto di Grosso. Zaccardo confermato terzino destro. Poi le gerarchie cambiarono e il resto è storia. Donadoni, invece, dovette fare marcia indietro a Euro 2008. Deludente l’esordio contro l’Olanda e sconfitta cocente per 3-0. Alla seconda giornata c’era da battere la Romania: cinque cambi di formazione, con l’ingresso dal 1′ di Chiellini, Grosso, De Rossi, Perrotta e Del Piero. Solo 1-1 e tutto rimandato alla terza giornata contro la Francia. Quell’Italia passò il turno, ma fu subito eliminata dalla Spagna.
Tornò Lippi per il Mondiale in Sud Africa. La gara d’esordio contro il Paraguay finì 1-1. Un po’ di malumore, ma l’Italia poteva rifarsi contro la Nuova Zelanda, capace di uscire indenne dal torneo. Il ct cambiò solo Buffon dai titolari, infortunatosi già nel primo match: al suo posto Marchetti. In ogni caso, altro pareggio e qualificazione sempre più in bilico. Gli Azzurri uscirono poi dal girone come quarta classificata, perché persero addirittura contro una giovane ed inesperta Slovacchia.
L’era Prandelli, l’Italia di Conte e le conferme di Mancini
Ad Euro 2012 cambia musica. Prandelli affronta la Spagna campione d’Europa e del Mondo in carica. E’ la squadra più forte del momento, ma la Nazionale se la cava all’esordio. Non è necessario fare cambi per la seconda giornata, ma contro la Croazia arriva un altro pareggio (ancora 1-1) che imporrà poi gli Azzurri a dover vincere alla terza giornata: 2-0 all’Irlanda del Trap, e via ai quarti di finale. Lo stesso ct Prandelli, due anni più tardi, modifica un po’ la formazione che vinse contro l’Inghilterra al Mondiale 2014. Alla seconda giornata, l’Italia sfida la Costa Rica: 3 sostituzioni, con Abate, Thiago Motta e il ritorno di Buffon dall’infortunio in campo. Arriva una terribile e inaspettata sconfitta per 1-0.
E’ tempo dell’Italia di Antonio Conte. A Euro 2016, la formazione azzurra si presenta come outsider e niente di più. Squadra operaia, poco tecnica e poco talentuosa. Conte vince contro il Belgio della gold generation e conferma per 10/11 la stessa squadra anche contro la Svezia: inserisce solo dall’inizio Florenzi al posto di Darmian. La riconferma delle sue scelte fruttano la qualificazione: 1-0 grazie alla rete di Eder allo scadere.
Passano cinque anni prima di rivedere l’Italia protagonista in un torneo internazionale. Ct Mancini vince e convince contro la Turchia per 3-0. In quella prima sfida si fece male Florenzi e al suo posto subentrò Di Lorenzo. Il terzino del Napoli fu schierato titolare ed fu l’unica modifica dell’assetto rispetto alla gara d’esordio. Risultato: 3-0 anche alla Svizzera. E il resto, anche qui, è storia.
In altre parole, guardando le scelte fatte dai vari commissari tecnici, si evince come cambiare troppi uomini dalla prima alla seconda partita non abbia fruttato i risultati sperati. Nessun ct è riuscito a portare a casa la vittoria modificando assetto tattico e formazione con almeno tre sostituzioni rispetto alla prima gara.