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Euro 2024

Spalletti, è show: “C’è chi vi dice le cose”. E poi fa come con lo Zenit: “Ma che domanda fai?”

Luciano Spalletti in conferenza stampa dopo la partita incredibile pareggiata contro la Croazia all’ultimo secondo con Zaccagni

DA LIPSIA – Un po’ di fortuna, mista a caparbietà e tigna finale. Così l’Italia riesce a superare lo scoglio dei gironi grazie al pareggio nel finale di Mattia Zaccagni che regala all’Italia gli ottavi di finale, il 29 giugno a Berlino con la Svizzera.

Spalletti – calciomercato.it

Nel postgara il ct Luciano Spalletti si presenta in conferenza stampa commentado il faticosissimo pareggio ottenuto nel recupero, facendo letteralmente un vero e proprio show:

La prestazione e la formazione iniziale sono sembrate una sorta di ‘patto’ tra lei e la squadra. “Questo gliel’hanno detto, ha fatto bene a ridirlo. Quanti anni ha? 51? Ha ancora 14 anni di pippe per arrivare a 65 come me. Io parlo con i giocatori, devono saper ascoltare con le loro orecchie. Patto cosa? Per gli altri? Patto per noi. Lei non l’ha interpretato, gliel’hanno detto. E fa bene a ridirlo, ma non si prenda delle licenze che non sono sue, ma sono debolezze. Che ci sia un ambiente interno e racconta le cose fuori fa male al suo di ambiente. Non è nessuna scoperta, ci parlo sempre con i giocatori. Io ho fatto la tesi a Coverciano sul 5-3-2, è normale parlare con i calciatori. Patto perché? Perché si gioca a pallone e invece si diventa troppo normali. Alla fine avevamo sei giocatori offensivi con tre giocatori dietro, chi è entrato è stato un gigante per quello che ha fatto vedere. Anche chi gioca 10 minuti è fondamentale. Chi è entrato ha tenuto in equilibrio la partita e ha fatto cose perfette, si sono presi delle responsabilità, coprendo 60 metri di campo in tre. Ma questo fatto che sia un patto, come se si fosse scesi a compromessi per non danneggiare la squadra. Noi a Empoli abbiamo giocato così, poi stasera è meritata la qualificazione per quello che si è visto. Siamo stati teneri in alcuni momenti della partita, ma per quello che si è visto nel primo e nel secondo tempo è meritata. Voi mi avete detto che era il girone della morte, la qualificazione è difficilissima con squadre fortissime, contro gente abituata a queste partite così. Quando si scende sotto il livello minimo come ci è successo, non so dare spiegazioni”.

E ancora Spalletti prosegue con lo show: “Come viaggia la palla in allenamento si vede. Ci sono dei momenti ogni volta che rilancia Donnarumma, che c’è un rinvio o una rimessa laterale in cui la palla è di nessuno, ci sono dei duelli in cui bisogna pulire la palla. Si gioca nell’angusto, nello stretto, si fa uno scambio di velocità e si mette in modo quella bellissima ragazza con la maglietta verde che ha metri di campo davanti. Noi non portiamo mai a casa un duello, nemmeno uno. Una questione di esperienza anche, a essere disponibili per questo sporco, che ti portano a trovare la qualità. Il duello è da vincere. Per cui anche sotto questo aspetto bisogna migliorare. Nel secondo tempo l’abbiamo fatto a campo aperto contro tutta la squadra. Frattesi si è messo a fare l’attaccante mentre gli era stato chiesto di fare la mezzala, con Fagioli e Barella. Abbiamo portato a casa una partita difficilissima. È una cosa straordinaria quella che hanno fatto. Darmian poi si è messo a fare l’attaccante, ma lì giocano gli attaccanti e tu devi fare bene il tuo lavoro. Non dovevamo rischiare di prendere il secondo gol. Nel finale siamo stati bravissimi a fare questo, chi è entrato ha dato un impulso importantissimo. Sono stati perfetti. Chiesa benissimo, Scamacca e Fagioli bene, Zaccagni basta vedere il gol. Ma bisogna mettere in fretta a posto certe cose”.

Poi la risposta che ha ricordato quella di qualche anno fa con lo Zenit. “Se avevo paura di andare fuori? Ma che domanda è se vado fuori? Ma che paura? sennò venivo come voi a vederle le partite. Se avevo paura venivo solo a vedere le partite. Ce l’ho la possibilità di pagare un bigletto, anzi me lo danno gratis, conosco tanta gente. Per forza c’è tensione e responsabilità. Ma si giocano le partite, non ho paura prima di perderle. Ne ho perse tantissime, ho collezionato tante partite così dall’Empoli con i playout, quando non dormivo la notte e andavo in giro per Parma come uno zombie. È normale. Poi può vincere anche la Croazia, è una squadra forte, può succedere di tutto. Poi si analizza, mi si dice che sono stato poco capace. Fa parte del vostro lavoro, ma non prenderci per il culo perché perdiamo una partita. A me dispiace se perdiamo, perché ci tengo alla Nazionale, non sono invidioso di un giornalista che scrive un bell’articolo, perché non so farlo e ci metterei un mese. Non sono invidioso di un altro che fa risultati, voglio fare il mio lavoro e che non mi si metta più pressione di quanta ne ho, ho già abbastanza veleno. E quando non me lo danno il veleno me lo inietto da solo perché devo essere in grado di reagire a queste sitazioni qui. E state tranquilli che reagisco. Metto la squadra in campo in modo che possa avere una logica e gli dico anche al 95′ che possono farcela, si vedeva che si poteva sbloccare la situazione. Ma è una cosa normale. Tutto normale perché c’è questo amore qui, è bellissimo ricevere questo affetto. Il presidente Gravina mi ha detto di andare a salutare i tifosi, ha ragione perché sono qui ad aspettare, pagano biglietti, mangiano per la strada, è imbarazzante”.

Croazia-Italia, Spalletti: “Errori per troppo attaccamento”

Si è visto il cuore dei giocatori nell’assalto finale, ci tengono a questa maglia. “Hanno fatto vedere tante cose. Probabilmente quegli errori a volte troppo banali che si fanno è forse per quello che dice lei, il troppo attaccamento, la troppa voglia che hanno e vengono frenati poverini perché non abbiamo quell’esperienza. Non abbiamo giocatori che giocano competizioni internazionali. Questa competizione qui è stata sofferta da quando abbiamo cominciato perché c’era da qualificarsi e non era banale perché l’Ucraina è una buona squadra, l’Inghilterra è forte. Venivamo da delusioni, se gli si dà il carico extra dell’importanza e non siamo ancora di quel livello ci sta che pesi di più”.

Francesco Iucca

Romano, giornalista, dal 2013 inseguo un sogno. Inviato e opinionista tra tv, radio e tanto altro. Roma, Lazio, Nazionale, ma senza limiti. Sempre alla ricerca di 'cosa c'è dietro'. Tengo alla larga quelli che 'Il calcio è solo un gioco'. Amo il tennis, Roger Federer e la musica. Cantante e pianista a tempo perso.

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