DA ISERLOHN – Totti, Gilardino e Del Piero. Pardon. Frattesi, Calafiori e Zaccagni.
Due epoche diverse, campioni di altro livello, peso diverso, ma modalità non così differenti. Il gol al 98’ che a Lipsia ha fatto esplodere gli Azzurri è entrato comunque nella storia del nostro calcio. E ha cambiato tante cose in questo Europeo. Anzi, tutto. La rete di Zaccagni ha significato l’eliminazione della Croazia di Modric che con tutta probabilità ha giocato la sua ultima partita in nazionale, almeno in un grande torneo. Soprattutto lo stravolgimento in positivo del cammino dell’Italia e dello stesso numero 20.
Con quella pennellata gli Azzurri si sono qualificati come secondi finendo nella parte di tabellone che ora sembra improvvisamente se non spalancato almeno fattibilissimo anche per una squadra ad ora non di alto livello. E soprattutto lo 0-1 voleva dire eliminazione viste le combinazioni finali. Insomma, un gol pesantissimo. E lo è stato anche per lo status di Zaccagni. Ora tutti parlano di lui, all’estero e in Italia i telecronisti sono impazziti per la sua giocata e per l’assist di Calafiori, gli audio hanno fatto il giro del mondo. E le interviste continuano ad aumentare (oggi ne ha rilasciata una alla UEFA).
I tifosi lo adorano, sui social i montaggi con il 2006 si sprecano. Il pareggio arrivato in quel modo ha poi riscatenato l’entusiasmo del popolo azzurro che dopo il ko con la Spagna erano delusissimi e avevano lasciato un po’ vuota Casa Azzurri e l’Hemberg Stadion. Invece l’effetto Zaccagni ha generato quello che abbiamo visto ieri a Iserlohn, ovvero 300 e passa tifosi sugli spalti a caricare la squadra. E Spalletti sa che anche questa può essere la molla che può far scattare definitivamente questa Italia.
La famiglia e i messaggi di Del Piero hanno aggiunto emotività e fascino a questo suo momento e ora in allenamento ha un’altra marcia. Spalletti lo ha sempre tenuto d’occhio, nonostante una stagione non brillante come tutta la Lazio. Dopo le incomprensioni e l’ostracismo di Mancini, Spalletti lo ha preferito nell’ordine degli ingressi dalla panchina anche al più rodato El Shaarawy. In pochi nella rosa dell’Italia hanno i suoi spunti, la capacità di saltare secco l’uomo e creare superiorità.
E poi questo gol, questa improvvisa notorietà gli ha restituito se vogliamo un’altra dimensione anche all’interno dello spogliatoio. È più partecipe e sorridente mentre prima lo avevamo sempre visto in disparte, taciturno, poco coinvolto nei classici scherzi e nelle risate in campo. Insomma, raramente lo avevamo visto parlare o scambiare battute con qualche compagno. Un po’ carattere sicuramente, ma non solo. E anche mediaticamente di lui si è sempre parlato poco, a volte passava quasi inosservato. Ecco come un gol può cambiare un torneo o addirittura una carriera. E ora spera in un’altra occasione da Spalletti, anche se in un 3-5-2 non è un calciatore di facile collocazione tattica. Potrebbe giocare accanto alla prima punta come ha fatto Raspadori, per fare l’esterno a tutta fascia come con Tudor è un po’ troppo offensivo. Ma Spalletti vuole esterni che puntino l’uomo tante volte e che creino superiorità, può lavorarci magari cambiando qualcosa (il 4-3-3 sarebbe perfetto). Ad ora resta un’arma da usare a gara in corso, ma cavalcare l’onda di questo suo momento può essere un’opzione.
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