Dopo il flop della Nazionale a Euro 2024, il presidente FIGC Gravina e il Ct Spalletti in conferenza stampa per analizzare il disastro
DA ISERLOHN – Nella maniera più amara possibile, la Nazionale abbandona Euro 2024 con una sconfitta mortificante contro la Svizzera. Lo 0-2 senza appello ci sbatte fuori agli ottavi di finale e mette fine a un torneo in cui gli azzurri sono stati sotto tono e in affanno fin dalla prima partita. Evidenziando una crisi profonda del calcio azzurro.
E’ il momento delle spiegazioni e delle assunzioni di responsabilità. Prima del ritorno in Italia della spedizione, il presidente FIGC Gravina e il Ct Spalletti parleranno in conferenza stampa, oggi alle 12.30. C’è attesa per le loro parole, anche se al momento non sono previsti passi indietro. Su Calciomercato.it vi aggiorneremo in tempo reale su tutte le dichiarazioni più significative.
GRAVINA – “L’incontro con gli operatori della comunicazione è tradizione ma anche un’occasione per ringraziare chi ha lavorato e svolto un ruolo in questo evento. Ci sono tanti sentimenti che si accavallano, tutti noi siamo dispiaciuti per non aver potuto dare a tutti i tifosi la gioia che meritavano. Siamo dispiaciuti per il risultato, ma sappiamo che è soggetto a tante variabili che prevedono anche l’ipotesi di una sconfitta. Quello che purtroppo rimane è la delusione, per non aver potuto dimostrare a chi ci ha seguito tutto quello che è stato fatto in fase di preparazione di questi ragazzi. Rimane la delusione per la prestazione, l’incapacità nell’esprimere quello che avremmo dovuto fare, e non toccare con mano la nostra italianità e il nostro carattere nel reagire ad alcuni limiti oggettivi che abbiamo evidenziato, sopperire con una reazione diversa rispetto a quella di ieri. Questa è la delusione su cui dobbiamo riflettere tutti. Abbiamo fatto una riflessione io, il mister, Buffon, tutta la squadra. E la posizione che i ragazzi hanno diviso con noi, non parliamo con un gruppo che si distacca dalle responsabilità perché le abbiamo divise tutte tra noi. Siamo tutti responsabili. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata col mister, io sono molto pragmatico ed è impensabile risolvere i temi e i problemi nei momenti difficoltà abbandonando un progetto pluriennale. C’è da cambiare qualcosa sicuramente, da rivedere in termini di approccio. Ci saranno delle riflessioni profonde. Ieri sera abbiamo iniziato a confrontarci per tanto tempo con Spalletti. Dobbiamo crescere tutti e abbiamo solo un modo per poterlo fare. Per capire che quando si cade, mi dispiace che ci accada spesso, bisogna rialzarsi con la forza del progetto e delle idee e soprattutto del lavoro. Io non ho la cultura di scappare e fuggire davanti alle responsabilità che mi riguardano. Lo dico a voi, tenete distinte le resposanbilità politiche da quelle tecniche. Altrimenti si corre il rischio di strumentalizzare le responsabilità tecniche per questioni politiche. Il senso di responsabilità impone un senso di lucidità e logicità. Non possiamo pensare di porre in essere degli atti che fanno danni ancora superiori a quelli che danno momenti di questo genere. Questi atti sono stati compiuti in passato e non hanno dato effetti positivi. Spalletti è centrale, ha avuto scarsa possibilità di avere sempre a disposizione i calciatori. Lo abbiamo detto dopo la Macedonia che c’erano 100 selezionabili e questo implica dei ragionamenti politici e non dipende dalle mie decisioni ma da norme. Sapete l’indirizzo generale che emerge a livello internazionale, la necessità di ridurre lo spazio delle nazionali. Questo è l’amore che si ha per la nazionale. Noi riteniamo che la scelta che abbiamo fatto si appella a un grande senso di responsabilità. Spalletti deve avere e ha la nostra fiducia, deve lavorare. Tra 60 giorni abbiamo un altro appuntamento, non possiamo pensare che con altre scelte da quelle fatte nascano Mbappe, Ronaldo e Messi. Dobbiamo valorizzare il talento, che c’è. Tutte le nostre nazionali giovanili sono qualificate alle fase finali, l’Under 17 ha vinto l’Europeo. Lo snodo di prospettiva è collegata a quella nazionale, per questo non avevamo mai vinto. Anche con l’under 19 e 20 non abbiamo mai attivato un meccanismo di valorizzazione. Ma non possiamo pensare di andare avanti con attaccamento alla maglia e presenze zero. Non possiamo influire sulle scelte dei club, noi porteremo tutto questo in consiglio”.
SPALLETTI – “Ringrazio i tifosi per la vicinanza, i giocatori per la professionalità con cui hanno provato a mettere in pratica quello che gli chiedevo, e soprattutto tutto lo staff della federazione, nella disponibilità a trovare soluzioni per qualsiasi piccolo problema. Anche i collaboratori loro dipendono dai miei risultati e rimangono intrappolati nell’idea del risultato. Io ho le responsabilità più grandi di tutte”.
GRAVINA – “Le critiche costruttive vanno prese in considerazione, non quelle strumentali. Chiedere le dimissioni in un momento in cui si chiude il mio mandato. Nella governance federale non esiste che qualcuno dall’esterno chieda le dimissioni o che provi a governare il nostro mondo dall’esterno. La prima reazione del chiedere le dimissioni di Gravina e Spalletti. La mia scadenza è marzo 2025, ci stavamo posizionando per le elezioni e queste avverranno nella prima data utile dopo la chiusura delle Olimpiadi come da statuto. Lì andremo a un confronto democratico, è l’unica sede deputata legittimamente a decidere la governance. E quella potrà fare tutte le scelte. Critiche sì, ma facciamole costruttive”.
SPALLETTI – “Se tornassi indietro rifarei le stesse cose? Non è un giochino che faccio. Nella mia vita sono stato sempre attento a quello che devo fare successivamente. Indietro non posso tornare. Chiaro che per quello che si è visto qualcosa ho sbagliato, ho tentato di ringiovanire la squadra. Siccome rimango qui questo sarà fatto ancora di più”.
GRAVINA – “Possibile imporre giovani ai club? Ci sono leggi che impediscono di imporre scelte imprenditoriali. È un fatto culturale e questo passa per alcuni numeri. Se pensate che il 67% sono stranieri e nonostante questo dato, stiamo resistendo strenuamente alla richiesta di liberalizzare la possibilità di tesserare liberamente extracomunitari. E questo ci espone ad attacchi politici. Anche la B ha chiesto un extracomunitario in più. Non c’è l’atteggiamento culturale nel capire che sono un asset fondamentale i giovani. Lavorare con i giovani non è un costo ma un investimento non solo per la nazionale ma anche per il club. Io non ho proprio la possibilità se non provare a convincere politicamente o condividere nel nostro mondo. Io leggo poi di questo contrasto tra me e la politica, ma non c’è. C’è un confronto dialettico come accade negli altri campionati”.
SPALLETTI – “Chiaramente non è stato il miglior Spalletti possibile altrimenti staremmo qui a fare altri discorsi. Mi è stato attribuito di aver alzato troppo i toni, di aver impostato dei miti da seguire ma gli esempi ci vogliono sempre da seguire. Ma ci sono molte cose da dover fare ancora vedere. Il mio impegno sarà totale ma con esperienza e conoscenze fatte in più perché poi bisogna essere completi nel racconto di queste 14 partite. Io sono arrivato che c’era un’urgenza di risultati e probabilmente per quello che necessitava il momento siamo stati bravi fino a un certo punto. Non siamo riusciti a crescere in questo mini percorso. Ieri naturalmente era una partita dove si è fatto un passo indietro importante che non si può accettare. Ma si riparte da lì e penso di sapere cosa fare”.
GRAVINA – “Sappiamo dell’assoluta necessità di qualificarsi al Mondiale? La consapevolezza c’è. Il progetto con Spalletti mira al 2026. Dobbiamo poi fare sempre i conti con la realtà, con il calcio. Non è un caso che dal 2018 la scelta della federazione sui giovani e sui vivai da rifondare. Dobbiamo allargare la base dei selezionabili. La Nations League ha grande importanza ai fini della qualificazione Mondiale per il ranking. Questo è il gruppo di calciatori, poi ci sono gli obiettivi su cui siamo ancora lontani, più indietro di quanto pensavamo. Non ci si può arrendere, non si può pensare di annullare anche le buone prestazioni. Mi riferisco al periodo di qualificazione dove oltre al risultato c’è stata la prestazione. Noi dobbiamo tirare fuori il meglio da questi ragazzi. Il 2026 è obiettivo reale, sarebbe un disastro inimmaginabile non centrare il terzo Mondiale di fila. Significa che non siamo stati in grado ancora una volta la soluzione”.
GRAVINA – “Se me la sento di ricandidarmi alla guida della Figc? Prematuro parlarne, non ci sono ancora le condizioni per parlare della mia voglia ed entusiasmo di continuare questo percorso, impegnativo, che mi impedisce da mesi di tornare a casa. Ma io rispondo ai delegati, al mondo del calcio. Io non sono un amministratore unico, ci sono sette componenti nel mondo del calcio, c’è un confronto aperto, la possibilità di poter verificare con loro se questo percorso deve continuare o va interrotto”.
SPALLETTI – “Siamo tornati a zero dopo la partita di ieri e da lì dobbiamo ripartire. Nelle scelte future tenterò di ringiovanire ulteriormente la rosa per ricreare il prima possibile un gruppo, la gestione, la personalità, il riferimento, il leader, che non mi hanno dato le risposte che cercavo. Si va a cercare un futuro dal basso, più giovane, che abbia energie e forze nuove”.
GRAVINA – “Cosa cambierà nello specifico? Abbiamo iniziato già da ieri sera questo percorso, attraverso l’individuazione di alcuni errori. La reazione immediata è questa. Tra le mie priorità è individuare 5-6 tecnici di grande esperienza che lavorano già in club di A, istituendo una sorta di consuntivo che si confronti con la Federcalcio, per una strategia di valorizzazione del serbatoio della Nazionale. Di certo non possiamo ripetere gli stessi errori per così tanto tempo, ci adagiamo su un confronto politico meno aspro che deve essere aspro altrimenti non si va da nessuna parte”.
SPALLETTI – “Calciatori come Chiellini e Bonucci diventa difficile ritrovarli. Ma dando spazio e possibilità a calciatori come Calafiori si possono ritrovare dei leader importanti in campo e nel gioco, al di là del passato e l’esperienza in Nazionale”.
GRAVINA – “Sono ragazzi che hanno poche presenze in Champions League. All’interno di un campionato giovanile come quello Primavera è di formazione. Noi abbiamo squadre in Primavera con il 100% di presenze straniere. L’Under 21 quando termina il ciclo diventano under 23. Non c’è un’odea convinta di avere in casa un patrimonio di talenti di altissimo valore. A volte i giocatori che hanno vinto con la nazionale giovanile non giocano neanche in Primavera. Le responsabilità poi sono di tutti. Le critiche le accetto, prendo tutte le responsabilità ma il mondo del calcio mi deve dire anche come è possibile rimediare per distribuire le responsabilità.”
SPALLETTI – “Non è stata la più complicata della mia carriera, la mia vita è tutta complicata. A volte ci sono state anche vittorie complicate da gestire perché non sai dove portano. Un gesto che ricordo? In queste complicazioni mi sono fatto migliaia di amici che sono lì a supporto. Ad esempio la telefonata di Matilde e il ‘Ti voglio bene’ che supera tutto”.
GRAVINA – Non naturalizziamo i talenti stranieri di seconda o terza generazione. Abbiamo perso con la Svizzera che è multietnica mentre la Spagna ha le seconde squadre. C’è possibilità di uno ius soli sportivo e incidere di più sulle seconde squadre? Deluso dalla squadra? “La delusione è di tutti. I ragazzi erano mortificati e delusi come tutti. La delusione più grande è non essere riusciti a ottimizzare o manifestare in termini concreti i grandi sacrifici di questi 30 giorni. Si sono impegnati, lontani dalle famiglie per 30 giorni e poi la delusione per la prestazione. Deluso dai ragazzi no, ma dalla prestazione sì. I giocatori sono il bagaglio su cui costruire. Il compito del mister è trovarli, ma è dura che in sessanta giorni vengano fuori alternative di salto di qualità. È mancata la capacità di sopperire col carattere ad alcune carenze oggettive. Non me la sento di buttare tutto al vento. Seconde squadre? C’è una schizofrenia di proposte nel calcio. Ogni componente vuole le seconde squadre in una, ma poi magari c’è chi ti porta in tribunale. Fai la valorizzazione dei giovani e poi arriva un provvedimento. Il tema non è quanto spendiamo, ma capire se spendi e hai dei ritorni. Se dici all’Atalanta che dal 1 luglio i suoi giovani sono tutti liberi, perché dovrebbe fare il settore giovanile? Anche lo ius soli sportivo è un tema, ne stiamo parlando ma non si riesce a trovare una soluzione. E mentre tutti cerchiamo di trovare soluzioni per rilanciare il calcio italiano come sistema. Poi leggo che di notte viene presentato un emendamento da un deputato di Forza Italia che rvendica una totale autonomia dal sistema di una componente. Ragioniamo di sistema, invece che trovare la responsabilità singola”.
SPALLETTI – “All’Europeo ci siamo arrivati con una qualificazione meritata anche se difficile, perché c’era l’urgenza di questi risultati. Sapevamo di avere un girone, l’avete detto voi, con difficoltà massimali. Lo racconta la storia che abbiamo affrontato club organizzati ed esperti, una maturità di età e calciatori. Noi come esperienza fatta ed età media una delle più giovani, addirittura mi sembra di aver visto che siamo la penultima per calciatori convocati in questa manifestazione. Ma era una scelta fatta, speravamo potesse dare risultati differenti. Fino alla qualificazione c’è stato un adattamento, una reazione che è stata differente da ieri. Ieri è chiaro che ci si rimane male e che si diventa responsabili in maniera importante”.
SPALLETTI – Se ci siamo capiti con la squadra? Tutti i giorni dopo gli allenamenti siamo andati al confronto con la squadra, ho sempre detto che quando si gestisce un gruppo il dialogo è fondamentale. Ho parlato con molti testa a testa, ho parlato sempre come allenatore alla squadra perché l’ho sempre fatto in carriera. E non ho visto criticità particolari nel rapporto. Se lei sa qualcosa di più può dircelo. Gli sono stato troppo addosso nel senso che ho cercato di fare il mio lavoro al 100%, ho ritenuto giusto non far passare niente. Abbiamo fatto prove, messo gente più fresca, ma è un’analisi che devo fare quella che fa parte della domanda. Mi è sembrato tutto abbastanza normale, perché ci sono passato da situazioni simili. Quando lotti per non retrocedere dalla C1 alla C2 è la stessa cosa, la stessa pesantezza. Cambia il volume perché è l’Italia, ma sono le stesse condizioni, doversi imporre, fare le scelte imposte dalla categoria. La maglia dell’Italia è il massimo a cui si può aspirare come pressione”.
SPALLETTI – Rimasto deluso dall’attaccamento? Della partita di ieri sono deluso, non ho visto reazione. Anche con la Spagna meritavamo di perdere più di 1-0, ma nell’ultimo quarto d’ora abbiamo creato occasioni per pareggiare. Ieri ho visto meno questa rabbia di riconquistare il pallone, questa rabbia di voler sfidare e duellare un avversario che era alla nostra portata. Le analisi le faccio in maniera corretta andando a vedere e approfondire quello che è successo e ho visto nella realtà della partite, che sono diverse dal contesto. Abbiamo fatto troppo poco, poi se la risposta è questa io devo fare qualcosa di diverso perché c’è sempre dentro scelte e idee sui calciatori che ho scelto”.
SPALLETTI – Per alcuni sembrava un peso giocare questo Europeo, questo disamore può far arrivare a essere un peso la Nazionale? “L’umore nella squadra era perfetto. Non so se si riferisce a sorrisi plastificati che vanno evidenziati per non farci dire che siamo tristi. C’era la giusta concentrazione, vedevo che nasceva un gruppo solido. Si dice la realtà, non diciamo bugie. Non so la sua impressione da cosa può venire, io li ho visti tranquilli anche al di fuori dell’allenamento. Sono tutti molto legati, amici, gioiosi nella stanza a giocare tutti insieme a giocare e fare tornei. Questo no. Che possa diventare un peso la maglia azzurra non lo so, ma visto il risultato di questa partita qui cercheremo di parlare con i calciatori e avere delle risposte. Ieri prima di andare via nella riunione della mattina, poi c’era la riunione della formazione prima di partire e si cerca di dire due cose che creino questa motivazione, abbiamo chiesto chi non se la sarebbe sentita di battere un rigore. Lì cominci a pensare all’emozione della partita, diventa responsabile non in allenamento dove tutti la mettono all’incrocio. E invece al momento giusto, quelli che volevano battere hanno alzato il braccio e alcuni non lo hanno alzato perché non volevano batterlo. Va fatto un racconto onesto, non alzare un ulteriore polverone su cose che non ci sono”.
SPALLETTI – Si vede nel ruolo da ct? “Le differenze dai club sono oggettive. A un giocatore dico una cosa, una volta lo accarezzo e lo faccio giocare, lo sprono anche se sbaglia. Qui invece non puoi farlo perché non hai tutta quella possibilità di giocare in maniera psicologica con l’esperienza del soggetto. Il vestito me lo sono rimesso anche oggi, mi sta benissimo. È uno dei miei brand preferiti, ma delle differenze ci sono a fare l’allenatore della Nazionale. E se queste hanno portato delle complicazioni devo fare in fretta anche io a completare questo percorso perché questa esperienza qui mi porta cose nuove”.
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