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Lazio, Lotito incontenibile: “Il mercato, Greenwood, Luis Alberto, Thuram alla Juve. Ora parlo io”

La conferenza fiume di Claudio Lotito prima e dopo la presentazione di Baroni: Kamada, Luis Alberto, Greenwood, Sarri, Tudor e non solo

Non solo Marco Baroni. Oggi a Formello c’è stata la presentazione del nuovo tecnico della Lazio, ma è stata anche l’occasione per il presidente Lotito – seduto accanto a lui – di togliersi più di qualche sassolino dalla scarpa. E non a caso il patron biancoceleste, dopo l’introduzione al mister, si è preso la scena per almeno mezz’ora. Facendo nomi e cognomi. Da Luis Alberto a Kamada, passando per Greenwood.

Lotito (Credit SS Lazio) – calciomercato.it

Lotito ha esordito così: “Leggo e ascolto cose senza fondamento. La Lazio non sta facendo nessun ridimensionamento ma una riorganizzazione, cercando di privilegiare merito e professionalità forse in passato messe in disparte. La scelta di Baroni, è pensata, voluta, basata sulla qualità della persona e il progetto che la Lazio intende intraprendere. Una squadra che si basa su forza fisica e corsa, perché il calcio è cambiato. Prima si puntava ad avere bandiere, io fino all’ultimo ho tenuto la possibilità di avere punti di riferimento certi ma poi ci sono scelte dei giocatori, non legate alla società ma al fatto che in questo calcio prevalgono interessi economici. Vogliamo ripartire da una logica basata sulla professionalità, un allenatore che non sta dietro alle teorie ma alla pratica. Chi merita gioca altrimenti no, un giocatore va in campo se ha le potenzialità e non perché è un nome. La mancata applicazione di questa cosa ha portato al cambio di allenatore. Ma sottolineo che nessuno dei due ha avuto problemi con la società, anzi hanno posto la questione in modo diverso dicendo che i giocatori dovevano mettersi al servizio della società e non il contrario”.

“Nell’Udinese c’era un attaccante che rifiutava qualsiasi cosa pur di restare, Di Natale. Ora il calcio è cambiato, l’attaccamento alla maglia viene meno in presenza di elementi economici. Vogliamo una squadra organizzata, efficiente, propositiva, che faccia spettacolo, con i giocatori che dimostrino il loro impegno ed escano con la maglia sudata e a volte non succedeva. La Lazio non ha fallito, ma ha perso con le squadre meno attrezzate. Non è quindi un problema di potenzialità, ma era un problema di spogliatoio, di testa, di mettersi in discussione. E questo ha portato alle dimissioni di Sarri, poi anche Tudor contro cui è stato esposto uno striscione che non fa onore a chi l’ha suggerito. Noi vogliamo riportare al centro la Lazio, chi non vuole può andare via, alle nostre condizioni. In campo deve arrivare chi merita. Non abbiamo preso giocatori dalla B, li riteniamo una scelta pensata e voluta, devono dimostrare sul campo quanto valgono. Poi si fanno dei nomi che non conoscevo neanche. Ora è uscito fuori un nome (Greenwood, ndr) che è saltato a gennaio per questione di minuti. È uscita fuori una forte sinergia con Baroni, per lui parlano i risultati. Doveva essere lui la Panchina d’Oro, se c’è guadagnata sul campo con Lecce e Verona. Non ha avuto fortuna o opportunità di farsi vedere su altri palcoscenici. La Lazio farà quello che deve per allestire una squadra competitiva. Lo scorso anno non lo è stata nella testa. Alcuni soggetti infatti hanno deciso in modo palese di abbandonare la nave anche se avevano ottenuto quanto richiesto. Ora non accadrà più. Mi dispiace solo per Felipe Anderson, ha fatto una scelta di vita tornando in Brasile nonostante un’offerta importantissima”.

Il conto dei cartellini acquistati sono 30 milioni. “No, è sbagliato. Il bilancio non è nelle vostre corde, ma ci sono costi e ricavi. Io ho parlato di costi, io lo scorso anno ho speso 101 milioni. Poi posso aver incassato anche 300. Ora parliamo di costi. Il bollo che viene depositato in Lega non è di 15 milioni, ma di 18 milioni e 300 mila euro (per Noslin, ndc). Più la commissione. Quindi è costato 20 milioni, non chiacchiere. Voi dite cose non vere. Voi cercate sempre di sminuire. Scrivete che la Lazio ha speso 30 milioni. Se si compra dall’estero non c’è l’Iva, vale il costo effettivo. Thuram (Khephren, in arrivo alla Juve) sarà stato pagato senza Iva, se compri in Italia va applicata l’Iva al 22%. Quel costo va applicato. Io comprerò giocatori funzionali alla crescita della squadra, di concerto con l’allenatore. Abbiamo una sala scouting con 8 persone che monitorano h24 tutto il giorno, li individuiamo e li andiamo a valutare con l’allenatore. La Lazio sta facendo investimenti spaventosi, ad esempio l’Academy. La Lazio sta facendo quello che doveva fare in passato e ora lo fa grazie a questo presidente. Mi sono stufato di sentire stupidaggini. A Tchaouna anche bisogna aggiungere l’Iva, non è costato 8 milioni. La seconda tranche di Milinkovic ancora non l’abbiamo avuta, speriamo che ce l’avremo. Il fatturato dipende non solo da me. Se i tifosi scelgono di non venire allo stadio non fanno danno a Lotito ma alla Lazio. Ma Lotito farà sempre quello deve fare. Quando c’era la questione dell’indice di liquidità ho ‘cacciato’ i miei soldi personali”.

Sarri e Tudor non hanno fatto giocare chi meritava? “Noi avevamo come obiettivo di andare in Champions, non raggiunta per pochi punti. Abbiamo perso con Lecce e Genoa, con la Salernitana. Bastavano queste e altro che Champions. Il tema non è l’organico. L’organico va gestito. Qualcuno cercava far giocare chi meritava, qualcuno si lamentava perché non giocava. Non a caso Sarri si è dimesso, non per causa mia, il nostro rapporto è idilliaco. Ha trovato persone che non assumevano comportamenti idonei. Tudor ha ringraziato me per aver dato una raddrizzata. Poi ha detto che alcuni dovevano andare via. A me interessa che chi lavora gioca, chi invece gioca partite personali non gioca. Baroni ha carta bianca. Deve essere premiato il merito, la qualità tecnica e fisica. Le persone scelte fino ad oggi sono quelli che hanno le migliori performance fisiche, così gli altri si devono adeguare altrimenti stanno fuori. Così c’è chi decide di andarsene perché non ce la fa. Luis Alberto ha fatto quell’uscita, ha avuto tutti i soldi che voleva, poi vinciamo con la Salernitana e se ne esce così. Sapeva di essere in difficoltà. L’avete visto tutti. Il calcio è diverso, è legato a dinamiche fisiche. Sarri aveva chiesto Berardi, che è successo? Se l’avessi preso sarei stato morto. Aveva chiesto Ricci e abbiamo preso Rovella, vediamo chi sarà meglio. Per la prima volta la Lazio ha comprato dalla Juve, 25 milioni, non bruscolini. Ha chiesto Pellegrini ed è arrivato, aveva chiesto Hysaj. Poi anche lui si faceva influenzare dai nomi, ma io sono per la qualità. Quando mi sono presentato nel sistema calcistico se ci si fosse basato sui nomi non potevo neanche avvicinarmi visto chi c’era. Invece io sono ancora qui e loro no”.

Voi come società avete fatto errori e vi rimproverate qualcosa? “Dovevamo mandare subito via i giocatori e i personaggi che dovevamo mandare via. Stiamo ricostruendo una situazione, seminando per la squadra del futuro. Il tema è che non si gioca da soli, ma per la squadra. Se ci sono persone che non remano dalla stessa parte creano danni. Preferisco avere uno che non è ‘io’, ma che corre (ha citato Luis Alberto, ndc). Kamada? L’agente ha chiesto 2 milioni e mezzo. Io devo fare gli interessi della società. Io devo costruire una società stabile. I proprietari ora spariscono e scappano dopo i debiti. Io non voglio riportare la Lazio come quando l’ho presa, i miracoli si fanno una volta sola. La Lazio ha una forza politica, istituzionale, economica. Stiamo facendo cose che rimarranno nel futuro, la società ha 250 milioni di patrimonio immobiliare. A settembre i giocatori hanno preso lo stipendio di gennaio perché venivano pagati dopo ogni vittoria. Gli altri non hanno mantenuto gli impegni presi. Tutto questo lo avrei dovuto fare qualche anno fa quando ho visto tentennamenti nei comportamenti. Gli altri vendono e cacciano subito. Noi li abbiamo tenuti tutti, perché icone e per l’appartenenza. A Roma diventano tutti fenomeni, altrove sono meteore. Ora abbiamo ricostruito un percorso diverso. Dovevamo prendere un allenatore bravo con un bel carattere, con gli attributi. Ora stiamo azzerando il quadro pregresso, di giocatori che hanno fame e non solo che hanno pretese”.

Il mercato? “Greenwood era stato preso, è saltato perché c’era un dislivello tra Italia e Inghilterra. E infatti lui ha fatto bene. Ma non c’è solo Greenwood, io ho un altro nome che non vi dico, che vale dieci volte Greenwood”.

I tifosi? “Non è un problema che mi riguarda. È stato tutto incentivato dalle vostre considerazioni. Io sono un liberale, non politicamente ma nella mentalità. Secondo me hanno fatto considerazioni fuori dalla realtà. Io non sono preoccupato. Ognuno fa quello che ritiene giusto. La gente deve essere misurata su quello che uno fa. Hanno attaccato Baroni che è uno dei migliori sul mercato. Io devo valutare la persona e il valore effettivo, non è detto che un giocatore che costa 50 milioni vale più di uno che costa 40. Noi abbiamo riportato le persone con i piedi per terra”.

Sul Flaminio. “Lo vedo come un percorso realizzabile se convergono sulle nostre idee. Noi stiamo cercando di creare le condizioni di mantenere in piedi una struttura che ha una storia, delle peculiarità architettoniche rendendola compatibile con gli aspetti normativi, politici e tutto il resto. Non siamo sprovveduti, non stiamo facendo proclami. La comunicazione l’ha fatta il Comune, non la Lazio. Io non vendo sogni ma solide realtà, le parole le porta via il vento. Come mai ci sono questi capitali di azionariato che cambiano a distanza di due anni? Ci sarà un motivo. Purtroppo per voi mi dovete sopportare. Capisco che fanno anche le messe e le candele, sono contento perché mi allungano la vita. Ma ricordatevi che parlano i fatti. Tutti si lamentano, ma quando sono arrivato la Lazio era fallita e ho fatto un miracolo. A un certo punto della stagione ho detto ai giocatori con me voi avete chiuso perché non avete rispettato gli impegni, dopo che avevano perso contro una squadra abbordabile. Nello spogliatoio quando sono arrivato io c’erano le panche di legno. Infantino e altri sono rimasti sbalorditi. Qui ci sono 28 ettari, non è un gioco. Se si fossero applicate le norme c’è chi non doveva iscriversi al campionato, ma da qualche anno. Io mi sto zitto e sorrido. Io vi ascolto e leggo ma è un libro già letto, non c’è obiettività. Io sono abituato a fare prima la stalla e poi il cavallo. Noi costruiamo, gli altri demoliscono”.

Francesco Iucca

Romano, giornalista, dal 2013 inseguo un sogno. Inviato e opinionista tra tv, radio e tanto altro. Roma, Lazio, Nazionale, ma senza limiti. Sempre alla ricerca di 'cosa c'è dietro'. Tengo alla larga quelli che 'Il calcio è solo un gioco'. Amo il tennis, Roger Federer e la musica. Cantante e pianista a tempo perso.

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