La maxi rissa alle Olimpiadi ha lasciato di stucco l’intero mondo dello sport: la doppia sfida tiene con il fiato in sospeso i tifosi
Lo sport, e dunque anche il calcio, devono portarsi dietro quei valori che si instaurano da ragazzi e dovrebbero accompagnare gli atleti per tutta la loro vita, anche fuori dal campo. Spesso, però, capita di perdere la testa e la pazienza, diventando protagonisti di episodi terribili, in cui la violenza prende il sopravvento.
Lo si è visto anche alle Olimpiadi negli ultimi giorni e il protagonista è stato un grande leader del gruppo argentino nella spedizione del calcio: Nicolas Otamendi. Dopo due ori messi in cascina, il 32enne ha macchiato il suo percorso ai Giochi con una maxi rissa che ha lasciato tutti di sasso davanti ai teleschermi e sugli spalti.
Dopo l’eliminazione dell’Albiceleste, che non è riuscita a confermarsi dopo la vittoria dei Mondiali e della Copa America, il difensore è stato al centro di una vera e propria azzuffata, che ha riacceso le ruggini con la Francia, dopo i canti ritenuti “razzisti” della Selecciòn. Gli europei hanno risposto con festeggiamenti e gesti di scherno che sono stati visti come provocazioni e hanno scatenato la reazione di Otamendi e compagni.
Le parole del centrale hanno fatto il giro del mondo: “Se vogliono e hanno coraggio, possono venire a festeggiare davanti a noi giocatori, dove siamo, e possiamo risolvere la questione lì fuori e risolvere così tutto ciò che c’è da risolvere“. Insomma, tra spinte, urla e gestacci, non è finita proprio con spirito sportivo.
Oggi, però, è tempo di lasciare i mugugni da parte e di voltare pagina. Sì, perché in Francia sono in programma tra pochi minuti le semifinali del torneo di calcio. Ricordiamo, quindi, che alle ore 18.00 ci sarà il calcio d’inizio del match tra Marocco e Spagna, a Marsiglia.
Tre ore più tardi, invece, è prevista l’altra semifinale tra l’Egitto, sorpresa assoluta fino a questo momento, e la Francia. Con due nazionali africane tra le prime quattro e due big del calcio europeo, la sfida non è solo sul terreno di gioco, ma identitaria, sfociando sul piano politico. Speriamo solo che stavolta siano protagoniste le gesta tecniche e i calciatori, non la violenza.
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