Matias Soulé si racconta senza filtri, dall’amarezza per la decisione della Juventus alle parole di Motta e il sogno Roma realizzato
Una volontà a dir poco ferrea, un desiderio espresso da tempo e mai ritrattato. Matias Soulé ha sempre avuto la Roma in testa e lo ha dimostrato nelle settimane di trattative serrate tra i giallorossi e la Juventus, che nel frattempo avevano deciso di sacrificare il talento argentino. Che ovviamente non è stato contento, anzi è rimasto un po’ deluso dalla scelta dei bianconeri. Ma è stata l’occasione per realizzare il sogno di giocare con l’amico Dybala e lavorare pure con Daniele De Rossi.
Tutto questo e molto altro nell’intervista rilasciata dallo stesso Soulé a ‘Il Corriere dello Sport’ dal ritiro della Roma in Inghilterra: “La trattativa è stata lunga, avevo l’ansia di non poter arrivare ma tutto è andato per il meglio. I Friedkin mi hanno voluto fortemente, ho subito capito la loro ambizione per questo club e dove vogliono portarlo. Stravedo per De Rossi“. Poi su Dybala: “Per me è un fratello maggiore, una guida non nel calcio ma nella vita. Quando ero più piccolo, lo vedevo come un mostro sacro, un giocatore a cui non riuscivo ad avvicinarmi perché ero in soggezione. Poi abbiamo cominciato a conoscerci, siamo entrati in sintonia e abbiamo stretto un buon rapporto alla Juventus. In una delle sue ultime partite a Torino ha chiesto Landucci di farmi entrare perché voleva giocare con me almeno una volta prima di lasciare la Juve. Poi quando è andato via gli ho scritto: “Spero con tutto il cuore di poter un giorno giocare insieme a te”. Farlo anche con l’Argentina sarebbe un sogno. Con grande rispetto ho detto no a Spalletti per l’Italia perché sono argentino a tutti gli effetti e vorrei rappresentare la mia nazione“.
Roma, Soulé: “Mai visti tifosi così. Juve tasto dolente, deluso dalla scelta di cedermi ma Motta mi voleva”
Soulé torna poi sugli step della trattativa con la Roma: “Mi hanno voluto così tanto che era impossibile dire di no. Le chiamate del mister, poi i Friedkin si sono spesi in prima persona, la dirigenza mi ha fatto capire quanto volessero puntare su di me. Questa loro voglia di avermi mi ha spinto a considerare solo questa opportunità anche se ne avevo altre in Premier, con il Leicester che mi aveva chiamato. E poi qui ci sono questi tifosi. Sono uno spettacolo, e non è tanto per dire. La scorsa stagione Paulo e Leo mi hanno invitato all’Olimpico ad assistere alla sfida di Europa League contro il Feyenoord. Sono entrato, ho sentito 70mila persone cantare dall’inno fino alla fine della gara. Una volta uscito ho detto a mio fratello di non aver mai visto una tifoseria così passionale. Un’emozione incredibile, da brividi. Già lì onestamente avevo pensato alla Roma”.
Anche perché la Juve ha deciso poi di rinunciare a lui: “Un tasto un po’ dolente, soprattutto per i primi mesi del 2024. Perché non pensavo di lasciare la Juve, anzi, ero concentrato a giocare bene con il Frosinone per meritarmi una maglia. Invece poi a gennaio vengo a sapere che mi stavano cedendo a un club arabo, ma io non avevo alcuna intenzione di andarci, anche se ormai mi era chiaro quale sarebbe stato il mio futuro. Ne sono rimasto deluso, ma poi me ne sono fatto una ragione”. Ma il rapporto con Thiago Motta era ottimo: “Una persona squisita. Mi è sempre stato vicino e scherzava molto con me: “Tu non te ne vai via da qui se non lasci 70 milioni” (ride, ndr). La verità è che Thiago voleva che io restassi, mi vedeva benissimo nel suo attacco. Ma ormai la decisione della Juve era stata presa: servivo per fare cassa, l’ho accettato e a quel punto non vedevo l’ora di andare via. Non vedo l’ora di giocare allo Stadium. Non per vendicarmi, ma per dimostrare che in quella Juve avrei potuto comunque far bene. Mi farà piacere poi rivedere Thiago che mi ha detto scherzando “Metto Gatti su di te così ti mena”. Ormai il bianconero è il passato, i giallorossi sono il presente e il mio futuro, un punto di arrivo per me”.
Poi il retroscena sui giorni di attesa per la Roma: “Ho sofferto, perché temevo che potesse saltare e avevo le lacrime agli occhi. De Rossi mi ha chiamato per farmi stare tranquillo e per convincermi. Quei trenta milioni investiti dai Friedkin li dimostrerò in campo. E vorrei dedicare questo traguardo a mia nonna, che se ne è andata proprio un anno fa. Stavo partendo con la Juve per andare a giocare la prima di campionato contro l’Udinese quando prima di salire sull’aereo mio padre mi diede la notizia della sua scomparsa. Continuerò a pensarla e a ricordarla per tutto l’amore che mi ha dato. Per lei ho scelto la maglia numero 18. Prima di andarsene mi disse: “Mi piacerebbe che continuassi a giocare in Italia”. Sarebbe contentissima di vedermi qui alla Roma”.