Le parole dell’agente di Thiago Motta, Alessandro Canovi, nel panel dell’evento di chiusura del calciomercato estivo a Roma
All’Hilton Rome Eur La Lama si è aperto l’evento di chiusura del calciomercato estivo 2024/25, organizzato da Adicosp e Fids, che in questa due giorni arriverà fino al gong di domani sera a mezzanotte. A margine è intervenuto in esclusiva a Calciomercato.it Alessandro Canovi, che rappresenta tra gli altri anche Thiago Motta, allenatore della Juventus.
L’agente Fifa ha parlato di nuove strategie nel calcio e di molti argomenti ad esempio sulle seconde squadre e sull’obbligatorietà per tutti i club di Serie A di formarle: “Al momento non è attuabile, anche se auspicabile. Chi le ha fatte ora ne sta traendo beneficio, è un dato di fatto. Traino per la Nazionale? Se crei un movimento creando anche dei presupposti per cui i giocatori formati nel vivavio possano poi essere privilegiati può essere un fattore positivo per il sistema calcio e di conseguenza per la Nazionale. Se la Figc è miope? No, è un movimento più globale. Nessuno da solo ha il potere di fare qualcosa del genere, non è una questione di federazione più debole, bisogna solo cercare una comunione di interessi per tutti”.
Durante il panel sono stati affrontati poi tanti altri argomenti, ad esempio quello relativo a Thiago Motta: “È una delle persone più semplici da gestire, è di una intelligenza estrema e rende tutto molto facile, in più ha un’idea del lavoro profondissima. Si dedica al suo lavoro, ha passione, in più ha la sua storia. Ci conosciamo dal 2002, si creano rapporti e alchimie che proseguono fino a oggi. Non posso parlare di quello che sta facendo adesso perché non ne so neanche tanto. So cosa vuole fare, fondamentalmente è una persona che ha passione per il suo lavoro. Arriva alle 8 ed esce tardissimo, non per dare esempi, ma perché gli piace. È esigente con se stesso e con le persone a lui vicine”.
Il lavoro dal PSG quanto è pesato nella capacità di lanciare giovani come Savona e Mbangula? “Ha tirato fuori Rovella, Pinamonti, poi Calafiori, Urbanski, Corazza. Ognuno è il frutto della sua storia. Ha avuto la fortuna di essere cresciuto nel Barcellona, lì ha avuto l’imprinting. In Italia ha avuto Gasperini, Conte, Mourinho, Emery, Blanc, Prandelli, poi lui ci mette del suo. Sui giovani aiuta molto la seconda squadra. Il campionato primavera è anacronistico, dobbiamo cominciare a capire che va riformulato il campionato. Bisognerebbe fare un tavolo col Governo, magari incentivi sulla formazione dei giocatori, bisogna mettere l’obbligatorietà della seconda squadra almeno in Serie A”.
Come nasce l’accordo con la Juve? C’è stata anche una discussione sulle tempistiche… “Per firmare un contratto basta una settimana di discussione e sulla progettualità idem, per capire la situazione non c’è bisogno di tanto tempo. Io faccio il mio lavoro, anche se il mio potere decisionale su Thiago è lo 0%, ascolto e riferisco ma niente di più. Posso assicurare che Thiago era attenzionato da tantissimi club. La storia col Bologna è semplice. Lui comunica la decisione di non rimanere al club, la comunica poi alla squadra, ma non c’era nessun accordo con nessuna squadra al momento. Poi non sto a discutere se prima avevo parlato con qualcuno, ma fisicamente il contratto è stato firmato a metà giugno, neanche in presenza, ma con la classica mail”.
Giuntoli è stato convincente? “Ha grandi capacità, ma anche tutto il club, Scanavino e non solo. La Juve ha preso una direzione evidente, ha fatto un mercato incredibile, ha fatto cessioni non semplici. Ma discutono Motta, Giuntoli e Scanavino, io metto solo il pezzo di carta, noi agenti siamo gli amanuensi. Per Thiago decide solo lui, al massimo con la famiglia. La sua forza è che convince i giocatori, di un’idea comune. Lui vive per la vittoria, quando non vince soffre. Ha delle idee tecnico-tattiche, le esprime ma per farlo avrebbe bisogno dei giocatori. Non ho mai sentito parlare male di Thiago a un giocatore. Non è vero che soffre alcune personalità. Dicono che non dà titoli, invece ne dà tantissimi ma non sono quelli che vuole la gente”.
Ha dato la fascia da capitano a Gatti. “Lui è l’esempio, ma non ha mai detto che Danilo non fa il capitano. Ma perché è arrivato tardi come Douglas, per la Juve devi essere al top della forma. Il capitano lo sceglie in base a chi è disponibile. Ora ha messo Gatti perché c’era lui, ma ha sempre fatto dichiarazioni anche su Danilo. Anche a Bologna il capitano era a turni, era De Silvestri ma non giocava e quando entrava lo era lui. Le gerarchie le dà il campo, ma è anche un uomo di spogliatoio”.
Infine un pensiero su quanto successo con Paulo Dybala: “Non so come è andata la cosa, rimango a quello che leggo. Io la vedo come un’eccezione, ma non vedo situazioni simili da altre parti. In questo caso è successo qualcosa che ci sfugge, se è stata sua volontà è molto importante ma è un caso molto molto isolato. Ponendo situazioni simili o offerte. L’unico è Osimhen, ma se lui facese la stessa scelta di Dybala sarebbe un problema, perché è arrivato Lukaku”.
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