Il caso Leao continua a far discutere, ma oltre al portoghese critiche asprissime per la società e Ibrahimovic: “Non può fare il dirigente”
Il caso Leao continua a far discutere il mondo del calcio italiano. Un caso che parte dalla prestazione di Parma e la scelta di Fonseca addirittura di escluderlo dai titolari, al pari di Theo Hernandez per gli stessi motivi, per il big match con la Lazio. Quindi l’ingresso in campo, il gol e quindi la questione cooling break vissuto dall’altra parte del campo. E ancora le critiche e le polemiche, infine la risposta col post su X decisamente forte contro Di Canio. Insomma, una serie di episodi che aumentano i dubbi e le perplessità ambientali attorno al giocatore portoghese.
Nel postgara Fonseca ha minimizzato, “non c’è assolutamente niente e non sono uno che dice bugie” ha raccontato. CI sarebbe stato un chiarimento subito dopo la partita, ma ormai la crepa anche con l’ambiente esterno c’è ed è netta. Ma oltre a lui ad attirarsi critiche feroci è stata tutta la società Milan, dal presidente ai dirigenti e soprattutto Zlatan Ibrahimovic che in questi giorni è in vacanza. Su ‘Radio Radio’ se ne è parlato largamente a partire dalle parole di Stefano Agresti: “Il Milan non ha più la forza di un tempo, se evidentemente due calciatori si permettono di fare un gesto così clamoroso. Il Milan non ha accentuato il caso e ha chiesto da adesso in poi massimo rigore nei comportamenti. Però è evidente che la frattura si è creata”. A rincarare la dose è stato poi Tony Damascelli che di certo non le ha mandate a dire e si è scatenato verso i rossoneri.
Ai microfoni di ‘Radio Radio’, l’opinionista ed editorialista de ‘Il Giornale’ Tony Damascelli ha detto la sua in maniera forte riguardo Leao e soprattutto la società: “Ma Cardinale cosa sa del Milan? Non c’è più Berlusconi. Non si diventa dirigenti per contratto, lo si è, il Milan ha un direttore tecnico che se ne fotte. Secondo voi Ibra può essere un dirigente del Milan? Per me no. Lui va in vacanza prima della partita, i giocatori lo fanno durante la partita e il giorno dopo twittano. Il Milan oggi è questo”.
Almeno internamente al club rossonero, però, il caso pare rientrato: “Non c’è nessun caso, il caso è il Milan che non c’è più – continua Damascelli -. Leao veste quella maglia e ha una narrazione diversa da altri, ma in Portogallo non ha nessuna illuminazione. Devono decidere, quanto vale: 100 milioni? Ma dove? Al Monopoli? Non c’è la corsa a Leao, secondo voi come mai? Perché è un buon giocatore, ha buone qualità. Il Milan è un’insegna dietro cui non c’è lo stesso albergo o club che conoscevamo”.
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