Il 10 settembre del 2004 Aurelio De Laurentiis divenne presidente del Napoli: la testimonianza di Simone Bonomi e Francesco Montervino 20 anni dopo
Sono trascorsi venti anni da quando Aurelio De Laurentiis raccolse le ceneri di un Napoli mandato in fallimento. Dal 10 settembre 2004 ad oggi, ci sono in mezzo promozioni, qualificazioni in Champions, serate indimenticabili e delusioni inattese, 3 Coppa Italia, una Supercoppa e lo Scudetto.
Il patron azzurro e imprenditore cinematografico sapeva ben poco di calcio all’epoca, ma si affidò a persone del settore, fino a capirne le dinamiche. Al calcio attuale ha portato le sue conoscenze, le sue visioni. E ha permesso ai tifosi azzurri di sognare nuovamente dopo l’era Maradona. Ha messo in piedi una nuova macchina dei sogni, un po’ come fa il cinema.
Noi di Calciomercato.it abbiamo intervistato due giocatori di quel primo Napoli di De Laurentiis della stagione 2004-05, che partecipò al campionato di Serie C1 e sfiorò sin da subito la promozione tramite i playoff. Simone Bonomi (ex difensore azzurro, attuale collaboratore di Calzona nella nazionale slovacca, nonché ex componente dello staff tecnico del Napoli) e Francesco Montervino (ex capitano del Napoli) hanno ricordato quei primi giorni dalla rifondazione del club e quelle particolari emozioni vissute in Serie C.
Cosa ricordate di quei giorni di settembre, quando De Laurentiis divenne presidente del Napoli?
Simone Bonomi: “Di quei primi giorni ricordo che tutto rinasceva dalle ceneri. All’inizio ci siamo ritrovati a metà settembre a Paestum e il materiale era contato. Poi man mano è stato amalgamato il gruppo, che creò le basi di quello che c’è adesso. Tutti i giorni ci allenavamo in un campo diverso per Napoli e provincia. Il magazzino era un furgone: non è stato semplice, ma è stato bello far parte dell’inizio di questo nuovo Napoli”.
Francesco Montervino: “I ricordi sono belli nitidi. Hanno segnato la rinascita del Napoli. Mi ricordo dell’arrivo a Paestum all’hotel Ariston; mi ricordo di me, Montesanto, Gennaro Esposito e il Pampa Sosa: i primi 4 giocatori arrivati lì; mi ricordo l’arrivo di Ventura, di Pierpaolo Marino; il primo allenamento senza abbigliamento e quella prima chiacchierata con De Laurentiis. Le prime parole del presidente? Cercavamo di capire e carpire che tipo di persona e personaggio fosse. Aveva una visione particolare e diversa per quello che era il calcio dell’epoca”.
Com’era l’atmosfera dello stadio e dello spogliatoio vent’anni fa?
Bonomi: “L’emozione era forte, perché si faceva un campionato di Serie C1 ma in casa era come giocare in Serie A, perché c’erano sempre 30 mila spettatori. Mi sono rimaste impresse la semifinale e finale playoff, con 70 mila spettatori. Nessuna squadra aveva un apporto in Serie C con un pubblico di questo tipo”.
Montervino: “L’atmosfera nello spogliatoio a volte era strana. Si entrava e poteva capitare di trovare Christian De Sica o Muccino che venivano a fare l’in bocca al lupo. Era molto particolare vederli prima di una partita. De Laurentiis non dava peso a certe abitudini che avevamo noi sportivi, era molto più leggero su alcuni aspetti.
Nel 2004, Aurelio De Laurentiis era già un visionario?
Bonomi: “De Laurentiis era già un visionario. I fatti gli hanno dato ragione. Ha preso una società dal fallimento e pian piano è riuscito a portarla in alto. Il Napoli è un club che non si indebita come successo ad altre società e lotta sempre per il vertice. Com’è cambiato De Laurentiis in 20 anni? L’ho trovato sempre molto carico e presente nel cercare di fare qualcosa di bene per il Napoli”
Montervino: “Parlare di stadi multimediali, di Cina, di Emirati Arabi, di pay per view…Solo un visionario può farlo”.
Facciamo un gioco: qual è il miglior tridente d’attacco del Napoli dell’era De Laurentiis?
Bonomi: “Dico Osimhen e Higuain, anche se potrebbero pestarsi i piedi poiché giocano nello stesso ruolo. Poi ce ne sono stati tanti, anche Cavani, Mertens, Lavezzi…Farei scontento qualcuno (ride ndr). Direi Higuain, Osimhen e Mertens, che alla fine è stata una scoperta piacevolissima come ruolo da centravanti. Cavani è stato il simbolo dell’attaccante del Napoli del ritorno in Serie A con De Laurentiis. Se mi aspettavo Dries capocannoniere del club? Magari all’inizio no, ma vedendolo allenarsi tutti i giorni, vedendo la sua perseveranza e la sua qualità, non sono rimasto più sorpreso”.
Montervino: “Metterei Callejon a destra, Cavani centravanti e a sinistra se la giocherebbero Kvaratskhelia e Lavezzi. Ho tolto Higuain, Mertens, Insigne, Osimhen: per me il numero 9 più forte del Napoli è Edinson Cavani, paragonabile solo a Careca. Viene sicuramente prima di Higuain e Osimhen. Abbinava i gol di Higuain alla forza di Osimhen. Non aveva qualità di Careca, ma era mostruoso. Callejon è stato l’esempio della tattica e diligenza. Non ci sono avversari a destra. A sinistra invece c’è una bella lotta, ma su tutti il Pocho Lavezzi ha regalato delle emozioni fuori da ogni logica. Com’era il Pocho in allenamento? Devastante! In partita si vedeva ciò che ogni giorno vedevamo in allenamento. Quando aveva voglia non ce n’era per nessuno. Poteva fare molto di più, ma dagli ultimi anni a Napoli e al PSG ha dimostrato di essere un giocatore devastante.
Il presidente ha cambiato rotta con Conte, andando ad acquistare calciatori più formati, meno giovani promesse. Che ne pensi del mercato del Napoli attuale?
Montervino: “Penso che ogni cosa ha suo tempo. Poteva cambiare anche un po’ prima, ma quest’anno Conte gli avrà fatto intendere che bisognava fare alcuni cambiamenti.
Con Simone Bonomi Calciomercato.it ha affrontato il tema nazionale, approfittando del suo ruolo da collaboratore del ct Calzona della Slovacchia. La formazione arriva da due vittorie convincenti in Nations League contro Estonia e Azerbaigian nella Lega C. L’obiettivo è la promozione.
Che risposte vi aspettate da questo gruppo in vista del big match contro la Svezia in programma ad ottobre?
“Premesso che la Svezia è una grande nazionale con giocatori di fama internazionale, come Kulusevski e tanti altri, sinceramente ci aspettiamo di continuare a fare quanto bene visto finora. Il campo dirà chi l’avrà vinta. Abbiamo di fronte una squadra superiore, molto forte, ma cercheremo di essere noi stessi come abbiamo fatto in queste partite contro Estonia e Azerbaigian”.
Com’è stato rivedere la squadra dopo l’impresa sfiorata all’Europeo agli ottavi di finale contro l’Inghilterra?
“Sono passati due mesi e tutte le volte che ci si ritrova è molto piacevole stare con questo gruppo di ragazzi fantastici. Dopo l’Europeo poteva esserci un po’ di amaro in bocca per quei 30-60 secondi contro l’Inghilterra, ma è stato spazzato via tutto. E’ venuto fuori il piacere di ritrovarsi e stare insieme”.
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