Le parole di Maurizio Sarri sul suo futuro e il possibile approdo sulla panchina del Milan in caso di esonero di Fonseca
La ripresa del campionato è ormai alle porte, dopo la prima sosta per le nazionali che ha dato il tempo a tutti di riflettere, studiare qualcosa di nuovo. Soprattutto ai tecnici che non hanno cominciato col piede giusto, due su tutti: Daniele De Rossi e Paulo Fonseca. In particolare il secondo è finito sulla graticola per i due punti in tre partite, visto il mercato importante e una rosa rinforzata rispetto allo scorso anno.
Risultati, ma anche prestazioni e umore dello spogliatoio. Le critiche e le difficoltà dell’allenatore portoghese si articolano su questi tre aspetti. Il caso Leao-Theo ha fatto il giro del mondo e per tutti ha ‘delegittimato’ Fonseca. Che ora deve quindi riprendere in mano la situazione e soprattutto macinare punti. Non semplice, in particolare se il calendario offre quelle che per tanti – pure per la società – sono le tre partite potenzialmente decisive per il suo futuro. Venezia, poi Liverpool e il derby con l’Inter. Mentre già si fanno i nomi dei possibili sostituti, tra cui Massimiliano Allegri e un pretendente ‘storico’ come Maurizio Sarri. E proprio quest’ultimo ha parlato della possibilità rossonera e tanto altro in un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’. “Con l’inizio della nuova stagione, mi è cresciuta forte la voglia di esserci dentro, di tornare in campo. Spero di tornare prima di gennaio. Dipenderà dalle situazioni, dalle offerte che riceverò, dalle motivazioni. Dalla telefonata che mi trasmetterà più adrenalina. Non mi vedo all’ultimo ballo! Ho ancora voglia di allenare e penso di essere nelle condizioni di poter dare qualcosa. Un sogno finale folle, non so se realizzabile, sarebbe qualche partita alla Bombonera col Boca”.
Sarri poi ha risposto direttamente a una possibilità di vederlo sulla panchina del Milan già come post-Fonseca: “Mi sembra brutto parlarne in questo momento, serve rispetto. Paulo Fonseca è un buon allenatore e un uomo di livello, l’ho conosciuto di persona: è all’inizio di un percorso ed è giusto che stia sereno. Non voglio entrare in questi discorsi”. Da collega, il commento dell’ex Lazio e Juve è ovviamente prevedibile, ma l’ambiente e la filosofia rossonera – anche per tradizione – sembra essere molto adatta a lui. Tanto che già in passato il mister di Figline si era detto “deluso” per non essere stato mai cercato dal Milan.
Poi sullo scudetto: “Inter favorita? La prima impressione è quella. Ma aspetto l’evoluzione di tante squadre. C’è da vedere la Juve di Motta. E pure il Napoli di Conte. Anche il Milan può avere una evoluzione positiva, la rosa è forte. Stesso discorso per la Roma, che ha aggiunto nuovi giocatori”. E ancora su Giuntoli: “Non so in che tempi, ma vincerà anche con la Juve. È un direttore che capisce velocemente idee e caratteristiche dei giocatori ideali per il suo allenatore. E poi ha un coraggio immenso, che trasmette a squadra e staff”. Un commento pure su Conte: “Sono ammirato. Antonio, oltre ad essere un grandissimo allenatore, ha questa capacità di far investire i suoi club. Il Napoli ha costruito una squadra forte e Antonio realizzerà un ciclo importante. Non so se vincerà subito, ma la storia di Conte è quella”.
Infine sulle dimissioni dalla Lazio: “Non sono pentito. Per me era un momento di fragilità interiore e personale. C’erano situazioni che non mi piacevano. In quei casi: o rinnovi l’allenatore o lo esoneri. O il tecnico si dimette. E io l’ho fatto. Immobile, Luis Alberto e Felipe Anderson via? Non sono stupito, la sensazione all’interno dell’ambiente è che il ciclo fosse finito. Rabiot? Non ha ancora mostrato tutto il suo potenziale. Se è arrivato a settembre senza club, non è perché nessuno lo vuole: starà aspettando lui. Un giocatore che mi piacerebbe allenare? Dico due italiani: Berardi e Tonali”.
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