Antonio Conte torna a parlare in conferenza stampa in vista di Juventus-Napoli, in programma sabato 21 settembre all’Allianz Stadium: la diretta testuale
E’ il ritorno di Antonio Conte all’Allianz Stadium, come allenatore avversario della Juventus. E contro i bianconeri ha vinto solo una volta in carriera, grazie al 2-0 dell’Inter firmato Vidal-Barella. Ora per il tecnico è iniziato un nuovo capitolo, una sfida nella sfida: riportare il Napoli al vertice, dopo la caduta per vertigini a seguito della vittoria per lo Scudetto.
A due giorni dalla sfida in programma il 21 settembre alle ore 18:00, Antonio Conte presenta Juventus-Napoli in conferenza stampa. Prima della trasferta di Cagliari aveva chiesto ai media e tifosi di non essere provinciali e non guardare solo alla sfida contro i bianconeri, che in terra partenopea suscita sempre fascino e polemiche. Ma è inevitabile che portare a casa i tre punti da Torino alimenti il trasporto dei sostenitori azzurri a seguito della squadra.
Prima dell’inizio della conferenza, Antonio Conte ha ricordato Totò Schillaci: “A soli 59 anni viene a mancare un calciatore che per noi del sud è stato un emblema, soprattutto durante i Mondiali del ’90. Era un grandissimo esempio, sono molto dispiaciuto e rattristato. Ho avuto il piacere di giocare con lui, che era già affermato. Un pensiero va anche alla famiglia per la perdita di un’ottima persona”.
Su Juventus-Napoli che arriva troppo presto – “Penso che per tutte le squadre, con il mercato terminato veramente tardi, c’è una fase di assestamento in questo momento. Alcuni calciatori nuovi sono arrivati da pochissimi giorni. E’ inevitabile che tutti stiamo lavorando sodo per trovare la giusta quadra. Chi ha tempo non aspetti tempo, ogni partita vale tre punti. Mi aspetto di dare continuità, dobbiamo continuare a crescere sotto tanti punti di vista, senza fermarci a pensare all’ultima partita. Ogni partita per noi dev’essere un test per dimostrare di essere sulla retta via”.
Juventus-Napoli un esame per le due squadre – “Ogni test è un esame. Lo è stato a Cagliari, soprattutto a livello ambientale”.
Che sfida è Juventus-Napoli – “Noi ci auguriamo che possa essere una sfida che possa contare qualcosa. Che possa avere un valore importante sia per la Juve, che per noi. Oggi è presto dirlo, sicuramente si parte da due livelli diversi. Rispetto all’anno scorso ci sono 18 punti da recuperare. Sia da parte della Juve, che da parte nostra c’è voglia di rivalsa. Non penso che la Juventus si possa accontentare di arrivare terza in campionato. E da parte nostra non possiamo pensare di stare sotto di 40 punti dall’Inter o 20 dalla Juventus”
Sull’emozione di affrontare la Juventus – “Inevitabile che la mia storia parli chiaro, dei 13 anni trascorsi alla Juve da calciatore, dove sono stato capitano per diversi anni e abbiamo vinto praticamente tutto. Ho avuto la possibilità di fare 3 anni di allenatore, arrivando in un periodo difficile, aprendo un ciclo di vittorie dello Scudetto. Faccio parte della storia della Juve. Da calciatore è più semplice, perché puoi restare in una squadra. Come Bruscolotti al Napoli, Maldini con il Milan, Totti con la Roma. Poi inizi la carriera da allenatore ed è difficile se non impossibile restare dove vuoi. Ho fatto tre anni da allenatore con la Juve e questa carriera mi ha portato in piazze diverse. Piazze che ho onorato e sono stato il primo a difendere i colori di queste squadre. Oggi ho il piacere immenso di stare al Napoli. La storia non può cancellarla nessuno, inevitabile che sarò emozionato dove io c’ero all’inaugurazione dello stadio. Per me sarà la prima volta con i tifosi all’Allianz, perché quando tornai c’era il Covid”.
Napoli con giocatori più alti e strutturati dell’anno scorso – “Io penso che qualcosa sia cambiato rispetto alla passata stagione. Ci sono stati 12-14 giocatori in uscita e 7 in entrata. Siamo andati a prendere dei calciatori con determinate caratteristiche e penso che l’aspetto fisico sia importante. Quando parlo di calciatore top dev’essere: forte, veloce e resistente. Noi dobbiamo rispecchiare queste caratteristiche per essere al top e stiamo cercando di lavorarci. Sono arrivati calciatori nuovi che stiamo inserendo, su quella base di 10-12 giocatori che abbiamo confermato”
Sul vantaggio di non giocare le coppe europee e su Thiago Motta – “L’eredità raccolta da Thiago Motta è pesante, perché Allegri ha scritto parecchie pagine di storia alla Juve. Non è mai banale allenare la Juventus, perché la richiesta è sempre la stessa: vincere. Thiago Motta è stato un mio calciatore della Nazionale, era nella rosa scelta degli Europei 2016. Mi fa sorridere, ma mi rattrista perché penso che sto diventando vecchio (sorride ndr). E’ un ragazzo serio, bravo e che a Bologna ha fatto benissimo. Gli auguro il meglio, ma non contro di noi (ride ndr). Per quanto riguarda non giocare le coppe, voi sapete che a me piace dire la verità. C’è un vantaggio e uno svantaggio. Dal punto di vista lavorativo, posso lavorare di più con il gruppo e al primo anno si ha bisogno di tempo. Non nego che c’è l’aspetto positivo di lavorare con i ragazzi per tutta la settimana. Ma chiaramente lo svantaggio è che non ho una rosa competitiva come qualcuno che gioca in Europa, perché ho un numero ridotto di calciatori”.
A che punto sono McTominay, Gilmour e Neres – “Più tempo passa, più entrano nella nostra idea di calcio. Questi giorni trascorsi con loro sono positivi, perché hanno iniziato ad adattarsi alla tipologia di lavoro. Da questo punto di vista sono contento, perché ho dei ragazzi molto ricettivi a livello cognitivo”
Sulla sofferenza in fase difensiva, nonostante le buone prestazioni – “Tutti vorremmo giocare sempre la partita perfetta, ossia fare 4 gol e non far tirare mai gli avversari. Mi auguro un giorno di giocare la partita perfetta, con totale dominio della palla e non lasciare neanche un’occasione agli altri. Ma è difficile, perché il campionato italiano è molto tattico. Ci metterei la firma a continuare a subire solo un gol dopo 3 partite”
Opinione sui falli e sul gioco violento – “Odio il gioco violento, anche da calciatore e né mai mi sono permesso di dire ad un compagno di dare un calcio per intimidire gli avversari. A Cagliari è capitato quel fallo su Kvaratskhelia dopo 30 secondi e secondo me gli arbitri non devono aver paura, perché se c’è un giallo o un rosso, può accadere dopo 30 secondi o al 90esimo e deve essere sanzionato. Non credo che quel fallo su Kvara fosse per fare male, ma il giallo c’era, perché bisogna proteggere i calciatori con più talento”
Ricordo di Schillaci – “Quando andai alla Juventus, arrivavo da Lecce e inevitabilmente legai molto con Totò. Quando arrivai alla Juventus erano tutti campioni e io davo del Voi come forma di rispetto. Lui si mise molto a disposizione”
Sulla coesione di squadra – “L’arma vincente del Napoli di due anni fa è stata lo spirito di gruppo e sarà sempre l’arma vincente di tutte le squadre competitive. Lo spirito di gruppo, l’unione e la voglia di aiutarsi in momenti difficoltà: è tutto lì. Ho trovato un gruppo di ragazzi per bene. E’ stato molto più semplice battere su alcuni tasti. Ma lo spirito di gruppo si costruisce nel tempo, nel percorso e soprattutto nelle cadute, come avvenuto contro il Verona. Per formare questa coesione, la mia comunicazione con i ragazzi deve essere sempre onesta. Io parto dal presupposto che sia meglio una brutta verità che una buona bugia. Io dico ai miei ragazzi che se un giorno ci rincontreremo, dovremo sempre guardarci negli occhi”
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