Il Milan si presenterà al derby nel peggior modo possibile, ma non era difficile immaginare un inizio così complicato
Come accade sempre, a pagare sarà l’allenatore. Sarà lui il capo espiatorio sul quale verranno addossate tutte le colpe. E’ la storia del calcio che ce lo insegna: i presidenti, i ds possono fare disastri, ma a farne le spese è poi il mister. E’ d’altronde la via più semplice da prendere a stagione in corso, ma i bilanci alla fine verranno fatti per tutti.
Anche al Milan così ad essere finito nel mirino della critica è stato Paulo Fonseca. Il tecnico portoghese è ormai al capolinea. L’ex Lille è dunque chiamato a preparare la partita più attesa dai tifosi e da tutto il popolo rossonero, di fatto, da esonerato. Il casting per la successione, d’altronde, è partito e sembra non esserci più alternativa alla sostituzione. Nessuno, infatti, crede realmente che il Milan domenica riuscirà a fermare l’Inter. L’avventura al Diavolo di Paulo Fonseca è così appesa ad un filo sottile, con Maurizio Sarri, Massimiliano Allegri, Terzic, Tudor, Conceicao e Tuchel pronti a salire in sella.
E’ evidente che Fonseca abbia le sue colpe e in queste settimane non è riuscito a migliorare la fase difensiva come si era promesso a luglio. Era da lì che bisognava iniziare, ma ha fallito e Leao e compagni quando vanno in difficoltà mostrano tutte le loro fragilità mentali. Così diventa impossibile vincere le partite. Dopo il ko contro il Liverpool è iniziata anche la contestazione della Curva Sud e l’avvicinamento al derby appare davvero surreale. Solo un miracolo può salvare Fonseca.
Ma quello che sta vivendo il Milan era alquanto prevedibile. D’altronde in estate si è deciso di cambiare per non cambiare nulla. I tifosi avevano chiesto a gran voce un allenatore vincente, con più esperienza e che sapesse scuotere il gruppo. Un allenatore di polso e invece il gruppo di lavoro, formato da Ibra, Furlani e Moncada, ha scelto una guida sulla falsariga di Stefano Pioli. Una scelta sulla quale hanno creduto così tanto da far firmare un triennale al portoghese. Una scelta della quale, però, si sono già pentiti tutti.
Ora la dirigenza è così pronta a smentire se stessa e a cambiare rotta. Non ci sono alternative per non buttar via una stagione già a settembre. RedBird che voleva un salto di qualità, pretende la qualificazione in Champions League e se non dovesse arrivare, a pagare a giugno non sarebbe solo l’allenatore.
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