Il retroscena sull’addio di Lina Souloukou alla Roma, il ruolo dei Friedkin e la verità sull’esonero di De Rossi: cosa succede ai giallorossi
Sono ore, giorni caldissima a Trigoria. Dopo la contestazione della Curva Sud allo stadio in occasione dell’importante vittoria contro l’Udinese, gli spifferi diventano tempeste di vento che portano retroscena, illazioni e magari notizie. E in questo trambusto (stiamo usando un eufemismo), la voce insistente che nelle ultime ore dava pesantemente in bilico la posizione della Ceo Lina Souloukou si è rivelata come una profezia quando questa mattina sono arrivate le dimissioni della dirigente greca, da molti oggi accolte come un atto dovuto, da molti altri come una liberazione.
Al netto del quadro che da ieri sera aveva indotto le autorità ad innescare un servizio di tutela in favore dell’ormai ex amministratore delegato (tra l’altro ha sorpreso che non ci sia stato un comunicato di solidarietà del club), legato ad un clima di dissenso manifestato attraverso scritte e post social, c’è una verità composita da raccontare. La annunciata mancata presenza della Souloukou allo stadio oggi, a posteriori andrebbe letta come una progressiva exit strategy ispirata da una sfiducia progressiva e a quanto pare irreversibile della proprietà, intanto ripartita per gli States. Nel frattempo le ricostruzioni su quanto ha portato all’esonero di De Rossi si inseguono, quasi una smentendo l’altra o sommandosi. La pesante ricaduta negativa di immagine deve aver scatenato delle riflessioni anche tra i Friedkin, abituati da sempre a chiedere conto al dirigente di volta in volta messo a capo del settore finito nell’occhio del ciclone. Ecco perché un così evidente accentramento delle mansioni sotto un’unica responsabile, Lina Souloukou appunto, deve essere diventata un’arma a doppio taglio.
Centrale e galeotta pare sia stata la riunione di 6 giocatori della squadra, lasciando fuori il capitano Pellegrini e sicuramente anche Mancini, insomma almeno un’altra figura importante del gruppo. E comunque altri senatori. Bene, i Friedkin avrebbero autonomamente rimesso insieme i pezzi di questi giorni difficili trovando qualche discrepanza, qualche incongruenza, sommando qualche dubbio sulla versione finale resa dalla Ceo. Tutti contro De Rossi? Niente affatto, sembrerebbe. La squadra ha ribadito in più occasioni di essere dalla parte dell’allenatore e di seguire quindi il tecnico romano anche in campo (non a caso Juric, protagonista di una bella vittoria al suo esordio sulla panchina giallorossa, ha ribadito lo stesso concetto).
Lo stesso Pellegrini rispondendo “Non chiedete a me” sull’esonero dell’allenatore ha in qualche modo trasmesso tutto il suo stupore e, allo stesso tempo, anche la sua contrarietà per una decisione portata avanti dall’ormai ex Ceo giallorosso, da tempo non proprio in ottimi rapporti con De Rossi. Stupisce poi la modalità con cui è stata condotta quella riunione senza, appunto, il capitano della squadra ma con Dybala e altri giocatori. “Nell’interesse della squadra”, recitava il comunicato sul licenziamento di De Rossi, ma l’insieme di situazioni legate all’esonero ha spinto i Friedkin a indagare. Da lì la lente d’ingrandimento della proprietà americana si sarebbe estesa a qualche operazione di mercato della scorsa sessione estiva.
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