Le ultime Roma news alla vigilia dell’Europa League riguardano la rivoluzione iniziata con l’addio di De Rossi e l’arrivo di Juric. Facciamo il punto con Michele Fratini
Buona la prima. Ivan Juric ha esordito domenica scorsa in campionato sulla panchina della Roma con la vittoria sull’Udinese. Domani anche il battesimo in Europa League, sempre allo stadio ‘Olimpico’ contro i temibili spagnoli dell’Athletic Bilbao. Di pari passo, in casa giallorossa, prosegue la rivoluzione tecnica e societaria. Non solo il cambio in panchina, ma anche il riassetto dirigenziale con le dimissioni della CEO Lina Souloukou. Per fare il punto della situazione, Calciomercato.it ha intervistato in esclusiva Michele Fratini, accostato proprio alla Roma già la scorsa estate, fresco vincitore del Premio Nereo Rocco come miglior talent scout italiano lo scorso 9 settembre a Coverciano.
C’è aria di rivoluzione alla Roma: via prima De Rossi, poi la Souloukou e ora anche Ghisolfi a rischio… Ti sentiresti di entrare in società in caso di chiamata dei Friedkin?
In caso di chiamata della proprietà, ci parlerei volentieri per capire i reali orizzonti e obiettivi della Roma. Da quello che leggo sui media, ora c’è un po’ di caos. Ogni società ha i suoi problemi, ma Roma è Roma. Mi dispiace che sia venuto a mancare un po’ di senso di appartenenza in Serie A. Penso ai soliti Totti e De Rossi alla Roma, così come Antognoni a Firenze e Maldini al Milan. Sono più che delle bandiere, sono icone indelebili per il calcio italiano. Sarebbe bello anche andare in giro per il mondo con Champions ed Europa League. Certo che alla Roma andrei, ma per iniziare un buon lavoro ci vogliono persone che ti accompagnano, che conoscano Roma. Mi piacerebbe vivere la città – che sia Roma o Firenze – e non solo Trigoria, perché poi dentro lo stadio ci vanno i romani che amano la romanità. Stare più vicino alla gente: il tifoso è l’anima, il dodicesimo uomo, non un cliente.
Cosa pensi della scelta di Juric come allenatore?
Juric si è guadagnato tutto quello che ha fatto nella vita. Da buon croato è abituato a lottare, lui lo faceva anche da calciatore. Ha avuto un’ottima scuola con Gasperini, che lo ha voluto come vice e che l’anno scorso ha portato l’Atalanta a vincere l’Europa League. Si ruba con occhi e orecchie, ha imparato molto. Juric emana molta grinta: è un allenatore-lavoratore, un uomo di campo, non l’ho mai visto vestito elegante, ma sempre in tuta. Ho avuto modo di vederlo da addetto ai lavori sin dalla Primavera del Genoa e poi al Crotone e di nuovo in prima squadra col Grifone. Da quello che vedo ha già voluto dare una nuova impronta alla Roma. Per me Hermoso, Soulé e Pellegrini saranno punti fermi, come El Shaarawy che sembra rinato. Ha rivalutato la sua posizione come fece Mourinho. I calciatori gli hanno manifestato rammarico per l’addio di De Rossi, ma lui da uomo spogliatoio è riuscito a portare a casa un 3-0 secco contro l’Udinese che aveva fatto benissimo. E’ un uomo vero. Forse a Roma si aspettavano un profilo internazionale, ma alla fine quello che conta è il risultato. L’allenatore deve mentalizzare i calciatori, ma poi sono loro che vanno in campo. A livello mentale Juric è un vincente, non perché abbia vinto, ma perché trasmette grinta e passione. Mi dispiace moltissimo per De Rossi: lui e il padre Alberto restano parte della Roma.
Come avresti gestito il caso Dybala?
Bisogna trovarsi in certe situazioni, io non conosco bene le dinamiche. Ho appreso la vicenda dai media e la società non l’ha smentita quindi la prendo per buona. Dybala penso abbia fatto una grandissima cosa: restare a Roma per un progetto importante, nonostante non ci fosse più Mourinho che lo aveva fortemente voluto. Dybala è un calciatore che fa la differenza, ha sempre la giocata come si è visto con l’Udinese. E’ molto distante, ma da mancino e brevilineo ha le movenze che ricordano quelle di Messi. Emoziona vederlo giocare. E’ tra i pochi che riesce ancora a saltare l’uomo nonostante ormai si giochi in 40 metri.
Due svincolati presi a mercato chiuso come Hermoso e Hummels, non per l’infortunio di altri giocatori in rosa, denotano poca programmazione da parte della Roma?
Hermoso, 29 anni, è maturo e ha vinto la Liga con Simeone: ha grande esperienza con 300 presenze nel campionato spagnolo. E’ arrivato da svincolato non perché non valesse come calciatore. Per il resto, non so quanto tempo abbia avuto l’attuale direttore Ghisolfi per organizzare tutto. Non c’è stato nemmeno tempo di fare una conferenza per presentarlo… Non so a cosa sia dovuta questa distanza, ma forse ha creato equivoci e malumori tra i tifosi. Secondo me a Roma si potrebbe ricreare un po’ di legame con la gente e questo vale anche per tutte le altre squadre di Serie A. Magari una festa per il tifoso che porti a un chiarimento con la società, sarebbe un buon segnale di ripartenza. Spero che la Roma, a prescindere dal Michele Fratini dalla situazione, riesca in modo conviviale a sanare il distacco tra dirigenza e tifosi.
Dove può essere migliorata la rosa della Roma a gennaio?
A centrocampo e in difesa. Oggi il centrocampo giallorosso è un po’ sterile a costruire, poi dando palla a Dybala o a Baldanzi la musica cambia. Manca qualcuno che crea, un po’ come alla Juve: hanno preso Koopmeiners, Douglas Luiz e Thuram, c’è pure Locatelli… ma il regista che crea gioco chi lo fa? Il faro di centrocampo le grandi squadre italiane non ce l’hanno. Tante squadre hanno un uomo d’ordine, come Guendouzi alla Lazio che dà i tempi alla squadra. La Roma non ha un regista e quindi la palla deve scorrere più veloce con meno passaggi di costruzione per arrivare subito all’attaccante. Voglio spendere una parola per Pisilli grande talento del vivaio romanista, sono felice che stia avendo spazio in prima squadra.
Domenica eri allo stadio ‘Franchi’ per Fiorentina-Lazio: c’è un giocatore dei ‘cugini’ biancocelesti che vedresti bene alla Roma?
Con il modulo 3-4-2-1 ne vedo due oltre a Guendouzi di cui ho parlato prima. Il primo è Lazzari anche se ha già 31 anni. Nasce da quinto, ma può giocare anche a quattro. Dalla sua parte aveva Gosens, non solo l’ha arginato, ma ha spinto molto facendo tutta la fascia. E poi c’è Gila, classe 2000 cresciuto nel Real Madrid. Bello l’inserimento sul gol del vantaggio, si è ripreso alla grande dall’infortunio. E’ un difensore molto intelligente, non sbaglia niente, ha avuto un test importante e fisico contro Kean e ha giocato una grande gara.
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