A Roma è andata in scena la consegna dei premi Scopigno-Pulici: riconoscimenti per Simone Inzaghi, Leonardo Bonucci e Fabio Pecchia
Come ogni anno il Salone d’Onore del Coni è stato teatro della consegna dei prestigiosi premi ‘Scopigno-Pulici’ che ha visto protagonisti alcune delle personalità più importanti della scorsa stagione 2023/24. Sul palco si sono succeduti Emiliano Bigica (campione d’Italia con la Primavera del Sassuolo), Roberto Samaden (responsabile settore giovanile Atalanta), ma anche Fabio Pecchia (miglior allenatore della Serie B), Simone Inzaghi (miglior allenatore della Serie A) e Leonardo Bonucci. Non era presente fisicamente, invece, Michele Di Gregorio premiato come miglior portiere.
L’allenatore nerazzurro ha parlato così: “Fa sempre piacere vincere questo premio, è motivo di orgoglio, un premio importante intitolato a persone importanti. Ho visto solo immagini di Scopigno, poi però penso a Pulici grandissimo giocatore della Lazio dello scudetto. Oggi sarebbe stato il compleanno di Maestrelli, un pensiero va anche a lui. Pensando a Pulici penso anche alla mia storia da calciatore, nel ’99 sono arrivato alla Lazio e c’era lui come dirigente, mi ha aiutato molto, ero giovane e venivo dalla provincia. Pulici è stato importantissimo, sono orgoglioso e felice di essere qui per questo premio che condivido con staff, giocatori e società che mi ha dato la possibilità di essere qui”. Sul palco insieme a lui anche Daniele Pulici, figlio di Felice.
🗣️Premio Scopigno, #Inzaghi ricorda Felice Pulici: “Quando sono arrivato alla #Lazio mi ha aiutato molto, è stato importantissimo e sono orgoglioso di essere qui per questo premio. E oggi sarebbe stato il compleanno di #Maestrelli, penso anche a lui”🤍💙@calciomercatoit pic.twitter.com/ToQuPZBTDS
— Francesco Iucca (@francescoiucca) October 7, 2024
Premio Scopigno-Pulici, Bonucci. “In carriera mi sono sempre preso le responsabilità e non ho mai mollato”
Parola poi anche a Pecchia: “Bisogna creare l’ambiente giusto per i giovani, fare più attenzione a loro, che respirano quell’aria e quindi va creato l’ambiente giusto per esprimere il loro potenziale, non vanno giudicati ma accompagnati nel percorso. Bisogna dare a volte più consigli ai dirigenti che ai giovani stessi”. Voce importante per il calcio giovanile anche Emiliano Bigica, tecnico della Primavera del Sassuolo: “Che vinca il Sassuolo, l’Empoli e il Lecce due anni fa significa che in Italia il talento c’è come sempre c’è stato. Sarebbe opportuno si avesse più coraggio nel far giocare questi giovani. Chi ha talento, voglia alla fine arriva”.
E infine Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile dell’Atalanta: “Lo Scopigno non è solo un torneo ma è un modello, conta il campo ma anche tutto quello che c’è fuori. Le nostre squadre hanno avuto la fortuna di partecipare. C’è inclusione, partecipazione, si sta insieme. I ragazzi devono divertirsi come prima cosa in campo, poi se diventa anche altro bene altrimenti è un’esperienza formativa nel loro percorso da giocatori ma anche da persone”. Sul palco poi è salito anche Leonardo Bonucci, che ha premiato Riccardo Coli, capo ufficio stampa della Juventus. “Per me il ritiro è stata una decisione automatica – ha detto l’ex difensore -, avevo già in mente di smettere a 37 anni per cominciare un percorso da allenatore. Nessuno me lo ha imposto, quando sei a posto con te stesso è la cosa migliore per prendere poi decisioni”.
🗣️Premio Scopigno, #Bonucci: “Il ritiro è stata una decisione automatica, dopo 20 anni con queste pressioni sono più sereno. Nella mia carriera mi sono sempre preso le responsabilità, il mio segreto è non aver mai mollato spingendo testa e corpo al limite”‼️@calciomercatoit pic.twitter.com/M8RQs4HLbp
— Francesco Iucca (@francescoiucca) October 7, 2024
Lo stesso Bonucci è poi tornato sul palco per ricevere il premio alla carriera: “La definizione di Mourinho (“Lui e Chiellini potrebbero tenere un corso all’università su come si fa il centrale, ndr) è stata molto gradita, da parte di un grande allenatore. Ricordo la grande partita di squadra in casa del Manchester United. Queste parole ti mettono responsabilità che io ho sempre preso in carriera e ti spingono a dare sempre di più fino a quando ho deciso di smettere. Il segreto della mia carriera è non aver mai mollato, aver spinto sempre la testa e i corpo al limite. Ora ho smesso e questo mi rasserena, 20 anni con queste pressioni non è facile, per tutti è importante cominciare a farci aiutare perché gli aiuti psicologici sono importanti quanto quelli degli allenatori sul campo”.