Tante polemiche arbitrali al termine della di Serie A a seguito di vari episodi di step on foot in area di rigore: l’intervista a Luca Marelli
I fischietti arbitrali tornano a far discutere per alcune decisioni controverse, ma noi di Calciomercato.it proviamo a far chiarezza con un ex direttore di Serie A e moviolista a DAZN: Luca Marelli.
Nell’ultima giornata di Serie A sono stati concessi tanti rigori e un episodio in particolare ha scatenato l’ira di appassionati e tifosi della Roma, poiché il direttore di gara La Penna non ha ravvisato fallo quello di Kyriakopoulos su Baldanzi, nonostante ci siano stati fischi simili nelle giornate precedenti. Si tratta di uno step on foot, che in queste ore sta scatenando tante reazioni.
Tante polemiche arbitrali dopo sette giornate, specialmente in merito allo step on foot. Qual è la sua opinione sul rigore concesso in Como-Verona e quello non concesso in Napoli-Monza? E dove c’è stato secondo lei l’errore?
“L’errore sullo step on foot è stato fatto in Como-Verona. La linea è quella di non fischiare contatti fortuiti e che non siano gli step on foot pieni. E’ difficile come concetto da far passare, perché è più facile generalizzare. Ma in realtà tutti i contatti hanno intensità differente l’uno dall’altro. Non esistono episodi uguali. Questa è la linea tenuta dagli arbitri, ed è per questa ragione che il rigore in Monza-Roma è stato ritenuto giusto non fischiarlo. La discrezionalità è imprescindibile, perché è un gioco del contatto. Ci vuole la sensibilità dell’arbitro, come normale che sia”.
C’è un dato particolare. In Serie A sono stati concessi 32 rigori, mentre in Premier solo 12. Secondo lei ha una valenza questo dato e indica che si fischiano troppi rigori in Italia?
“Bisogna rapportarsi a campionati simili ai nostri, come quello spagnolo che ha dati molto simili. Noi 32 rigori, la Liga 28 (in 90 partite), più o meno si sovrappongono. Il campionato inglese però è molto diverso: in Premier si fischiano da sempre meno rigori che in Italia. Però 32 sono tanti, significa che in proiezione si finirebbe il campionato con 170 rigori. E sarebbero decisamente troppi. Anche se in quest’ultimo turno sono stati fischiati tutti rigori giusti. Anzi, forse ce ne sarebbero dovuti essere un paio in più. Sull’episodio di Monza-Roma sono possibilista (scontro in area tra Kyriakopoulos e Baldanzi ndr), ma quello in Napoli-Como, la spinta di Moreno su Kvaratskhelia, era da fischiare. In quel caso è una valutazione di campo sbagliata, il Var giustamente non interviene perché si tratta dell’entità della spinta valutata dall’arbitro”.
Spalletti in conferenza sostiene che se diventasse arbitro, fischierebbe meno e lascerebbe giocare di più. Ha ragione Spalletti, si fischia troppo in Italia?
Lei è a favore del challenge, il VAR a chiamata. Come lo inserirebbe in una partita di calcio?
“Io userei il VAR a chiamata in aggiunta rispetto a quello che c’è adesso. Una chiamata a testa a partita e fine. Se può migliorare la conduzione di gara degli arbitri? Non so, perché non sono un indovino (sorride ndr). Allenatori e capitani avrebbero la loro parte di responsabilità di decidere quando e se chiamare il challenge”.
Dia un voto all’operato arbitrale in queste prime sette giornate di campionato
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