Simone Inzaghi è stato sentito come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano sulle curve
Sono giorni caldi per i tifosi di Inter e Milan. Sono, infatti, iniziate le udienze dei tesserati dei due club che sono stati tirati in ballo per quanto riguarda la maxi operazione del 30 settembre scorso che ha portato a diciannove misure cautelari tra membri della Curva Nord e Sud.
Milan Skriniar, Davide Calabria, Javier Zanetti e Simone Inzaghi sono alcuni dei nomi emersi che hanno avuto rapporti con membri delle tifoserie organizzate. Per gli inquirenti è così iniziato il lavoro per valutare la loro posizione. Sarà chiaramente il tenore delle conversazioni che farà la differenza. Più avanti si capirà dunque se andranno incontro a delle multe o alla squalifica di una o più giornate (in caso di “particolare gravità, la squalifica non è inferiore a 4 giornate”).
Il primo ad essere ascoltato, come persona informata sui fatti, nell’ambio dell’inchiesta della Procura di Milano, è stato Simone Inzaghi. Il tecnico dell’Inter, come riporta l’Ansa, ha parlato di richieste arrivate dal capo curva, oltre che di interlocuzioni, sottolineando di non aver subito minacce. Il tecnico – si può leggere – avrebbe aggiunto inoltre di non essersi sentito né minacciato né intimidito. Il mister campione d’Italia ammette dunque di aver parlato con Marco Ferdico.
Inter, caso biglietti: parla Inzaghi
Marco Ferdico è l’uomo ai vertici degli ultras dell’Inter che ha sollecitato Inzaghi a intervenire nei confronti di Giuseppe Marotta affinché avesse più biglietti della finale di Champions League in Turchia.
Le interlocuzione avvenute con i capi curva, che parlavano con tutti, con l’allenatore, con la dirigenza, vengono considerate da Inzaghi come note dinamiche del rapporto tra i supporter del tifo organizzato e la squadra.
Inzaghi ha chiarito, inoltre – si può continuare a legge sul sito dell’Ansa – che per una squadra, quando è sul campo, è molto diverso se a supportarla ci sono 800 o invece 1500 persone che fanno il tifo. L’obiettivo del tecnico della squadra, dunque, era quello di non rinunciare a quel supporto, evitando un altro sciopero della curva.