Oltre alla multa secondo ‘La Repubblica’, Simone Inzaghi e i due difensori vanno incontro anche a una breve squalifica
La questione ultras resta centrale e discussa nel calcio italiano, soprattutto dopo che sono iniziati i vari interrogatori alle persone informate sui fatti. Prima Simone Inzaghi, poi Javier Zanetti vicepresidente dell’Inter. L’evento principale è legato alla questione biglietti per la finale di Champions League 2023 a Istanbul contro il Manchester City. I leader della tifoseria nerazzurri si sono mossi per ricevere un maggior numero di tagliandi, contattando entrambi i soggetti sopracitati.
Che hanno sostanzialmente confermato, smentendo però categoricamente di aver ricevuto “minacce” o che ci siano state dinamiche simili. Allo stato attuale nessuno corre grandi rischi oltre una multa, con altre persone comunque coinvolte vedi Milan Skriniar e Davide Calabria. Questo accadrà se saranno ritenuti colpevoli di avere intrattenuto “rapporti con esponenti di gruppi o gruppi di sostenitori” al di fuori dei canali ufficiali come vietato dal comma 10 dell’articolo 25 del Codice di giustizia sportiva. Secondo ‘La Repubblica’, però, Simone Inzaghi come i due difensori, allora capitani di Inter e Milan, rishierebbero pure una breve squalifica oltre a una sanzione di 20mila euro. “Tutto starà a dimostrare se si sia trattato di contatti sporadici con gli ultrà, in un lungo lasso di tempo, o di relazioni continuative che possano considerarsi rapporti”, sottolinea l’avvocato Federico Venturi Ferriolo, partner di LCA Studio Legale, al quotidiano. In ogni caso al momento nessun tesserati risulta indagato e le società invece sono ritenute “danneggiate” come ha fatto sapere il procuratore capo Marcello Viola. Resta da vedere se per la giustizia sportiva saranno invece colpevoli.
Per Inzaghi una frase sarebbe sotto la lente in particolare agli inquirenti: “Il mio desiderio era che ci fossero i tifosi a incitare la squadra”. Per cui avrebbe rassicurato il capo ultrà Marco Ferdico sul fatto che si sarebbe speso per fare avere alla curva più biglietti per la finale di Champions. Avrebbe quindi agito per un interesse, fattispecie punita dal Codice. Anche se Eduardo Chiacchio, storico avvocato dello sport, è scettico a riguardo: “Quando in sede penale nessuna norma è violata, è raro che la giustizia federale vada in senso opposto. Serve cautela”. La situazione cambierebbe poi radicalmente se addirittura dovesse essere dimostrata una ‘collusione fra uomini dei club e curve’. In quel caso sarebbe la violazione dell’art. 4 su “lealtà, correttezza e probità”.
Ieri sull’argomento ha parlato anche il ct della Nazionale Luciano Spalletti, lanciando un po’ una pungicata a Simone Inzaghi: “Io rispondo a tutti al telefono, ma so quando riattaccare e chiudere la conversazione. E mi resterebbe difficile fare discorsi con persone che non conosco”. Dichiarazioni senza dubbio inaspettata che – si legge su ‘La Gazzetta dello Sport’ – a qualcuno hanno pure fatto un po’ storcere il naso all’interno dell’Inter.
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