Leghe Europee e sindacato calciatori FIFPro Europe contro la FIFA, accusata di abuso di potere: intervista esclusiva al presidente dell’AIC Umberto Calcagno
Il calcio non è solo uno sport, ma anche business. E questo è chiaro a tutti da tempo. Ma oggi forse si è arrivati ad un punto di non ritorno. Troppe partite in un anno solare, gestione pessima di risorse economiche e soprattutto la precaria salute mentale e fisica dei calciatori, spremuti come dei limoni a più non posso. Per lo show, per l’abbuffata di calcio in tv.
Quest’oggi è stata diffusa una nota congiunta dalle Leghe Europee, dalla FIFPRO Europe (sindacato dei calciatori) e dalla LaLiga, i quali hanno spiegato di aver inviato alla Commissione Europea un reclamo contro la FIFA “per la sua condotta in merito all`imposizione del calendario internazionale delle partite, comprese le decisioni relative alla Coppa del Mondo per Club FIFA 2025“.
E Umberto Calcagno, presidente dell’Associazione calciatori italiana, è stato a Bruxelles proprio per discutere di questo tema. In occasione del reclamo contro la FIFA, abbiamo chiesto spiegazioni maggiori al numero uno dell’Associalciatori: “Penso che sia una questione che possa creare un’opportunità a tutto il sistema – sostiene Calcagno ai microfoni di Calciomercato.it – Speriamo che la FIFA crei un dialogo vero e non solo di facciata“.
Presidente Calcagno, come mai la FIFA è arrivata a caricare di partite i calendari: c’è solo una questione economica dietro tutto ciò?
“Non è neanche questo il problema. Ben venga che ci siano risorse nuove per il sistema calcio. Però bisogna mettersi d’accordo su come regolare i campionati, i calendari e soprattutto come redistribuire meglio le risorse. Non possiamo permetterci di concentrarle tutte in pochissimi club a discapito dei campionati nazionali, della passione della gente e del sistema”.
Ossia, una distribuzione più democratica delle finanze?
“Anche. Ma prima di tutto la salute del calciatore. Dal tavolo di Bruxelles è emerso che la salute del calciatore è da difendere per tutto il sistema, è la parte migliore del nostro spettacolo. Oggi si è capito che non abbiamo futuro, se massimizziamo i risultati economici ma distribuiamo un prodotto che peggiora. E’ il calcio che divora sé stesso”
La sua visione del futuro del calcio è drammatica?
“Potrebbe essere drammatica, perché se andiamo verso la valorizzazione esclusiva delle grandi competizioni si perderà in Europa il contatto con i territori, la passione dei territori. Preservare il merito sportivo e i campionati nazionali significa difendere la passione dei territori, che sono gli stessi che guardano la Champions League e le competizioni internazionali. E’ un cane che si morde la coda, alla lunga non pagherà”.
Possibile che nella FIFA, con dirigenti così esperti, non se ne siano accorti?
“Perché c’è una visione limitata temporalmente”.
Crede che la Commissione Europea prenderà posizione contro la FIFA?
“Non ho dubbi. Chi ha il potere legislativo e chi regola il sistema non può anche avvantaggiarsi economicamente. L’abuso di posizione dominante è abbastanza chiaro”.
La FIFA quindi deve fare un passo indietro…
“Sì, bisogna trovare un accordo. Se continueranno i tribunali europei a decidere per noi – a me piace poco – spero che si possa ragionare insieme. Come un sistema”.
Ha avuto testimonianze dirette di calciatori stanchi di questo sistema, di tutte queste partite?
“Sì, certo. Bastoni ad esempio è stato molto chiaro (ad agosto disse ‘il calendario è folle, sarà difficile reggere mentalmente’ ndr). Non si tratta di andare contro, ma a favore di qualcosa. I giocatori vanno preservati perché non si può andare verso questa direzione”.
C’è mai stato il rischio concreto di uno sciopero dei calciatori contro la FIFA?
“No, non c’è mai stato. E mi auguro non ci sia bisogno, perché significherebbe essere arrivati ad un punto di non ritorno. Spero non ci sia bisogno di far leva sullo sciopero”.
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