È tornato a parlare Walter Sabatini, che nell’ultima intervista concessa al ‘Corriere della Sera’ ha toccato diversi argomenti
Proprio a cavallo della ripartenza della Serie A dopo la sosta per le nazionali torna a parlare Walter Sabatini, ex dirigente che ha scritto pagine importanti della storia recente del calcio italiano.
Sabatini, che naviga attualmente in una situazione di salute precaria, ha parlato in una lunga intervista concessa al ‘Corriere della Sera’: “Sono un malato cronico ai polmoni e ai bronchi e ho due stent al cuore”, ammettendo poi di dover uscire in sedia a rotelle per poi confessare ancora che “per parlare senza affaticarmi devo usare l’ossigeno”.
Al netto delle vicende di salute piuttosto delicate l’ex dirigente della Roma ha raccontato anche un aneddoto relativo ad alcuni momenti assurdi con i suoi calciatori evidenziando come nella capitale abbia preso una persona per recuperarne un paio alle 3 del mattino. “Capitava sempre con Maicon e Nainggolan, forse il centrocampista più forte che ho avuto”.
Rimanendo sul tema Roma Sabatini si è soffermato soprattutto sulla figura di Francesco Totti: “In lui non poteva non esserci egoismo, perché la vita lo ha condotto su quel sentiero e ce lo ha lasciato. E lui non ha avuto la forza intellettuale di liberarsi da una certa condizione. Non è mai riuscito a ragionare con il “noi”, ma sempre con l’io. A Roma è stato un prigioniero, già a 17 anni non poteva uscire di casa. Per tutta la vita è stato il Capitano, l’Intoccabile. L’isteria che ho visto verso di lui è irriferibile e lui l’ha pagata con la solitudine. Ancora oggi è un ragazzo solo”.
Al netto di quanto detto per Sabatini meriterebbe di essere un dirigente della Roma con un taglio tecnico e non amministrativo, più specifico rispetto a quanto sta vivendo Ibrahimovic al Milan.
Nella lunga intervista concessa dall’ex dirigente c’è anche spazio per soffermarsi su Marotta: “Provo affetto per lui, perché quando giocavo a Varese era un ragazzino che si allenava con noi ed era bravo. Ma non sono un suo ammiratore: non sono come lui. Io sono un provocatore, litigioso. Lui aggiusta sempre tutto. Io mi sono dimesso circa venti volte dal mestiere che amo, Marotta non lo avrebbe mai fatto. Ma io sono vittima di me stesso, col mio cervello di sinistra e il mio corpo di destra”.
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