Le parole del presidente del Lecce Saverio Sticchi Damiani durante l’intervento come relatore del corso di diritto dello sport tenuto dall’avvocato Guglielmo Stendardo: focus sulle numerose difficoltà nel tenere sano il bilancio del suo club
Per il Lecce è stato un inizio senza dubbio complicato, la classifica lo testimonia e per questo si è reso necessario un cambio in panchina. Due giorni fa, infatti, si è insediato Marco Giampaolo come nuovo allenatore giallorosso al posto di Luca Gotti, esonerato dopo il pareggio con l’Empoli. Il presidente del club pugliese Saverio Sticchi Damiani, che all’inizio di questa settimana ha spiegato le motivazioni di questa decisione in una lunga conferenza stampa, è stato l’ennesimo grande ospite e relatore – insieme al numeno uno della Lega Serie A Lorenzo Casini – del corso di diritto dello sport tenuto dall’avvocato Guglielmo Stendardo alla Luiss di Roma.
Focus principale sulle difficoltà di mantenere una società così importante competitiva ma soprattutto sana a livello finanziario, da conciliare con i risultati sportivi e la comunicazione con la componente romantica e irrazionale, i tifosi. “Il Lecce è una società sana, virtuosa, con il bilancio in ordine e una buona strategia di giovani e plusvalenze. È una virtù per un club. Mi viene da ridere perché venerdì scorso sono stato accolto allo stadio da uno striscione con scritto ‘Tra bilanci e plusvalenze, rispettate questa gente’. Mentre lo esponevano pensavo che dopo la prima parte ci fosse scritto ‘complimenti presidente’. Bisognerebbe spiegargli non c’è maggior forma di rispetto verso il proprio club che quello di gestirlo con lungimiranza. Sarebbe divertente fare il Lecce più forte della storia, riempirlo di nomi e poi non sapere che futuro avremo nella stagione successiva. Preferisco agire diversamente, dando stabilità al club. Ma è difficile spiegarlo al tifoso che vuole vincere subito e non gli interessa che il bilancio sia sano. Importante in questo caso è la comunicazione”.
“Quando un club comunica di aver concluso un affare e una plusvalenza importante, questo ha una doppia lettura – spiega Sticchi Damiani -. Per la Lega e la Federazione è un elemento virtuoso, ma è difficile da coniugare con quello che vuole il tifoso. La comunicazione deve essere diretta ed efficace, senza ovviamente privare il tifoso della possibilità di sognare. Investiamo molto sul settore giovanile, anche su stranieri e questo non è stato visto come un bene dalla federazione, ma come un limite. Due anni fa abbiamo vinto il campionato Primavera con tutti stranieri ed è nata poi una polemica. La mia prospettiva è che il nostro settore giovanile parta da tutti ragazzi del territorio. Ma arrivano in pochi alla fine, c’è un percorso meritocratico. Quelli in grado di giocare con la Primavera erano 3-4 l’anno, quindi abbiamo integrato con giovani di altri campionati. Ed è anche uno stimolo per quei 3-4 misurarsi su un alto livello. Non volevamo correre il rischio che quei 3-4 giocassero con giocatori, magari del territorio, ma non all’altezza. Nella Primavera si fa la morale che sono troppi gli stranieri e le prime squadre possono aver un numero illimitato di stranieri, è uno sbarramento fine a se stesso”.
La questione interna del Lecce si allarga poi al discorso generale delle varie selezioni giovanili e il loro apporto a quella maggiore in relazione all’utilizzo dei vari club: “Noi siamo competitivi con le nazionali under 18, il problema c’è dopo perché in pochi rischiano di far giocare i giovani a potenziale discapito dei risultati. Il vero tema è il risultato sportivo. La Lega Serie A dà ritorni economici neanche paragonabili a B e C. Io le conosco tutte queste categorie. La Serie B è complicatissima economicamente per una squadra che retrocede, quindi non rischia nessuno. Il tema non è la Primavera, ma perché abbiamo una nazionale under 20 così forte e poi quei giocatori non giocano neanche un minuto in Serie A? Ecco perché si è arrivati alle squadre under 23. Ma è un tema a numero chiuso, Atalanta, Milan e Juve si preparano e aspettano che una squadra di C non partecipi al campionato e non si iscriva. Si mettono in lista d’attesa”.
Sticchi Damiani spiega l’enorme importanza delle plusvalenze, quelle sane ovviamente soprattutto per una società come il Lecce: “Ora c’è un ragazzo che ha conquistato visibilità da parte di tutta Europa nella nostra Primavera, ha vinto il campionato, gioca stabilmente titolare e ha raccolto interessi da tanti club importanti europei ma anche italiani, a cui ho risposto che non se lo possono permettere. Spero sia un’altra plusvalenza”.
“Con i diritti tv, gli incassi dello stadio, gli abbonamenti, un marketing non elevatissimo per le ‘piccole’, queste sole entrate generano una perdita annua – continua il presidente dei pugliesi –. Chi è bravo riesce a contenerla. Se io mi limito ai ricavi fisiologici, senza plusvalenze, devo essere bravissimo per chiudere il bilancio in pareggio. A dare equilibrio sono le plusvalenze. Se si verifica una perdita, c’è un obbligo al 30 giugno di ripianarla, magari anche con risorse proprie. Si tratta di somme che vanno ripianate, la plusvalenza diventa così uno strumento. Le cifre in rosso vanno versate dalle proprietà. Ora stiamo cercando di sviluppare il centro sportivo e l’academy. Abbiamo stabilmente nella rosa della prima squadra nove giocatori che vengono dalla nostra Primavera, uno dei numeri più alti in Europa”.
Questione centrale quella relativa agli ingaggi: “I salari dei giocatori non dovrebbero superare il 40% dei costi, credo sia un traguardo che in pochi raggiungono”. Strettamente legato a questo c’è il tema degli agenti: “Non mi è mai capitato un agente di un giocatore che sta in panchina per otto mesi e mi dice ‘forse il mio assistito non merita quello stipendio’. Invece se un giocatore fa tre partite buone di fila l’agente arriva subito a bussare per l’adeguamento di stipendio. Per fortuna in A sono abbasstanza leali. Pensate quanto è brutto quando un agente ti dice che se un giocatore non è contento perde gli stimoli. Allora il club deve essere forte. Io ho avuto un assalto dagli agenti, se non ne gestisci bene uno crei un precedente e vai sotto scacco. Io prendo in considerazione l’adeguamento di contratto una volta chiusa la finestra di mercato e se quel giocatore è rimasto nonostante tanti interessi, lì ci sta per non penalizzarlo. Dopo tre partite buone con me meglio non presentarsi con certe pretese”.
Possibili soluzioni? “Sono favorevole al salary cap, che sia una percentuale complessiva, non un tetto massimo come cifra. Comunque è un mondo che va regolamentato anche quello degli agenti. Ora è una sorta di giungla, magari rischi di perdere un giocatore a costo zero, che qualcuno si rifiuti di giocare e magari anche tu di retrocedere. E non è giusto per i club doversi difendere a questo prezzo. Ci deve essere una regolamentazione”.
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