L’AD della Lega Serie A Luigi De Siervo ha parlato dal palco del Social Football Summit a Roma, soffermandosi anche sulla Supercoppa in Arabia e il valore del nostro campionato
È partito questa mattina il Social Football Summit, ormai rassegna di riferimento nel panorama calcistico nazionale e internazionale giunto alla sua settima edizione, in corso di svolgimento allo stadio Olimpico di Roma. Protagonista della mattinata è stato in particolare l’AD della Lega Serie A Luigi De Siervo, che ha affrontato diversi temi di spicco nel calcio italiano.
In particolare, ha rivendicato il lavoro in questi anni della lega per recuperare terreno rispetto alla Premier League, ormai da anni preso come esempio: “La Premier League era dietro la Serie A negli anni passati, ma come sistema quando eravamo al vertice non abbiamo investito sull’estero e la creazione di una lega forte. Ora abbiamo riattivato il sistema, ma in ritardo. Gli stadi sono il gap vero con la Premier. Per fortuna stiamo iniziando a cambiare, il pubblico c’è, gli impianti sono sempre pieni e resto ottimista per il futuro perché il lavoro grosso di impostazione è stato fatto per raggiungere la Premier. Ora dobbiamo mettere a terra i progetti e cercare di recuperare terreno”. Passaggio anche sulla Supercoppa che si gioca in Arabia Saudita e non più in Italia: “NBA e NFL giocano anche in Europa e in tutto il mondo da sempre, lo fanno con successo e questa cosa paga. Non si capisce perché diventa uno scandalo se la Serie A fa lo stesso. Noi non facciamo politica, cerchiamo di contaminare nuovi tifosi. E dov’è che il mondo si è aperto? Nel Middle-East. Ci sono 400 milioni di persone malate di calcio e sono giovani”. De Siervo ha poi annunciato come proprio per la prossima Supercoppa sia stato “battezzato un pacchetto per i tifosi affinché seguano gare in Arabia a cifre competitive” perché l’obiettivo è “portare mille tifosi italiani per ogni gara”.
De Siervo continua a esprimere grande fiducia sulla qualità del calcio italiano, ritenuto fondamentale nella formazione di qualsiasi giocatore: “Chi sogno di vedere in Serie A? Noi abbiamo già dei big che stanno esplodendo, dobbiamo solo saper aspettare. Abbiamo visto giocatori, ad esempio Yildiz. Il nostro è un campionato formativo, non perché siamo la B della Premier, ma perché da noi si impara a giocare. Se guardiamo Italia-Francia c’erano tantissimi che giocano in Italia, questo dà l’idea che il campionato di Serie A è una sorta di tappa obbligatoria per un campione, il lavoro che si fa con i nostri tecnici dà la misura che il nostro campionato è assolutamente formativo. Abbiamo grande capacità di esportarte allenatori, contesi a livello internazionale, in primis Ancelotti, poi Conte, Sarri. Siamo un paese che insegna calcio a tutti i livelli”.
Argomento centrale è stato anche quello della pirateria nel calcio: “Ogni anno solo per la Serie A il danno è di 300 milioni all’anno. Ma fa male soprattutto che viviamo in un paese che non comprende quanto questo aiuti un meccanismo criminale dietro questo e ne finanzia le attività. L’Italia ha avuto il grande merito di applicare e scrivere una legge precisa. Rubare una partita è grave quanto qualsiasi altro furto. Questo intervento danneggia il sistema non solo del calcio ma tutta l’industria dei contenuti. Oggi parliamo di pallone, perché il danno è legato alla diretta”.
“L’atto di pirateria non avviene normalmente nel nostro paese ma si appoggia in maniera digitale. Stiamo creando un gruppo di lavoro costante con le varie leghe, quelle più impegnate sono quella inglese e quella spagnola. Abbiamo la legge migliore del mondo, una piattaforma che sta iniziando a funzionare e ha fatto cadere oltre 30mila iptv. Però dobbiamo dimostrare la maturità del nostro paese nell’applicazione. Perché se ogni volta una piattaforma già fatta cadere viene ricaricata con altri nomi, il sitema deve essere maturo ed evitare che questa sceneggiata si ripeta. Siamo in un sistema, lo slogan ‘La pitateria uccide il calcio’ è il messaggio che deve essere messo a fuoco. Un elemento che non è stato sufficiente a livello di sensibilizzazione. La prossima frontiera saranno le VPN, ma anche lì il sistema deve essere maturo tramite il consumo di dati durante gli eventi. Siamo la vittima preferita del sistema di pirateria, abbiamo trovato dei soggetti che ci stanno aiutanto, ma i tifosi devono mettere a fuoco che il meccanismo sarà un revenue share. Se i nostri interlocutori, ad esempio Dazn, non fatturano tanto da poterci pagare in un certo modo, noi non potremo arrivare a certi obiettivi, ovvero una maggiore qualità del prodotto sportivo. Continueremo a dare massimo supporto alle istituioni. Io ho ‘perso’ qualche amico perché la discussione era sempre quella, che si paga troppo. Stiamo lavorando per abbassare certi prezzi, ma questo sarà possibile solo in questo modo: pagando tutti potremo pagare tutti un po’ meno“.
E poi De Siervo chiosa: “Un pirata mi voleva vendere i nomi di 180mila pirati per consegnarla alla Guardia di Finanza. Sono persone prive di scrupoli, quando gli rendiamo la vita difficile, facendo cadere ad esempio le iptv, cercano di monetizzare anni di pirateria. Tutto quello che facciamo in rete lascia una traccia, dobbiamo stare tutti attenti. Siamo sul percorso giusto, dobbiamo intervenire pesantemente, oggi torniamo a casa più contenti. L’autorità può fare molto. La big tech americana fa fatica ad accettare una norma così evoluta e devono avere tempi diversi per adattarsi. Con un atto di pirateria il tifoso svantaggia il club per cui dice di fare il tifo”.
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