Si è concluso il Consiglio Federale che ha portato alla data ufficiale delle elezioni del prossimo presidente della Figc e non solo
Ennesima giornata importante per il calcio italiano, che oggi ha ufficializzato la data delle elezioni del prossimo presidente federale nel consiglio che si è svolto nel primo pomeriggio. A confermare l’appuntamento del 3 febbraio 2025 è stato lo stesso presidente Gabriele Gravina, che ha parlato in conferenza stampa al termine dei lavori. Nessuna delle componenti federali, da Casini a Lotito, Ulivieri e Abete, hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Inoltre è stata istituita una finestra di mercato speciale dall’1 al 10 giugno 2025 per i club impegnati nel Mondiale in America. Infine dalla prima giornata del girone di ritorno del campionato Primavera partirà la sperimentazione sul tema legato alla perdita di tempo, ovvero la trattenuta del pallone da parte del portiere prima del rinvio. Ora la norma, invece di 6 secondi a cui in teoria da regolamento farebbe seguito una punizione in area a due, dirà 8 secondi, dopo i quali ci sarà una rimessa laterale all’altezza dei 16 metri. La sperimentazione partirà dalla prima giornata di ritorno del campionato Primavera.
Il numero uno della Federcalcio ha parlato poi così sulla sua ricandidatura: “Non ho sciolto queste riserve. Ci vuole qualcuno che ti candidi, quindi bisogna parlare prima con le componenti. Io avvierò un confronto molto aperto, ispirato ai principi della democrazia. Da qui tirerò le somme e da qui comunicherò la mia decisione. Abbiamo chiesto l’applicazione del tempo effettivo da sperimentare, poi la Var light, ovvero la possibilità nei camponati professionistici in Lega Pro, Primavera o LND, di applicare la possibilità di un Var light, immagini televisive dove ci sono almeno tre telecamere. Dobbiamo solo capire come comunicare le decisioni. Si tratta di un argomento delicato, la Uefa ha già sperimentato e a noi piace, dopo qalche minuto appare sui monitor la spiegazione. Parlare di arbitri non è facile, abbiamo problemi di lingua. L’altro elemento è quello del Var a chiamata, un altro vecchio pallino”.
Cosa sta succedendo in Lega? “Sta prevalendo finalmente un atteggiamento di collaborazione, e non è un’espressione offensiva, ma di buon senso verso la tutela degli interessi del calcio italiano. I club sanno benissimo quello che la Serie A ha chiesto, ma noi lo abbiamo riconosciouto anche se non rientrava in nessuno dei decreti Legge. Dopo aver concesso la piena autonomia, la Serie A deve ritenersi soddisfatta. Questo non è il momento dello scontro, ma di una riflessione politica. Se noi non portiamo a casa 4-5 provvedimenti determinati legati alla sosteniblità, il calcio tra qualche anno vivrà un momento di grande implosione. Pensate a cosa potrà succere sul piano dei diritti tv e di conseguenza del mercato”.
Lei vede che c’è la possibilità di una candidatura unitaria? “La designazione può essere unitaria, ogni Lega può esprimere un candidato, il massimo è sei e infatti siamo una espressione democratica. A me piacerebbe molto l’idea, a prescindere dal nome, che ci fosse un grande senso di unità. Già è avvenuto nel 2018, i risultati si possono essere riscontrati in termini di applicazione pratica. Mi auguro che nel 2025 possa esserci il ritrovamento di una nuova unità generale. Non mi sto facendo corteggiare ma ho la consapevolezza di avere numeri importanti. La questione non è legata al risultato, di cui c’è massima certezza, va capito se ci sono i presupposti per guidare la federazione con grande interesse per il calcio italiano, non sul mio terzo mandato. Ma questo dipenderà dalla volontà politica delle competenti”.
C’è difficoltà a trovare un altro nome che si candidi? “La vivacità si trova dopo le elezioni. E quella vivacità allontana gli altri candidati. Qui il problema è trovare i candidati, persone che diano disponibilità a sacrificare lavoro, famiglia, essere mira di una serie di attività strane e e questo mette a repentaglio anni e anni di attività. Io al calcio devo la mia vita, ma in alcuni momenti si esagera. Come mai altri soggetti fanno fatica a mettersi in discussione nel campo della politica? Perché il rishio è altissimo. Lavorare sul consenso elettorale vuole dire conoscere tutto, tutte le esigenze e le dinamiche di sei componenti. La vivacità c’è in termini di scoraggiamento a vicenda. Difficile trovare chi sacrifica la vita”.