“Dopo aver trasformato il rigore, anziché esultare, si è messo le mani sul volto”. I due gol a ridosso del novantesimo
Confessione choc dell’ex calciatore dell’Inter. Su Youtube ha svelato che una partita di ventuno anni fa venne combinata: “Mi dissero che non avrei più dovuto entrare in area”.
Luis Jimenez spiazza tutti, anzi sconvolge tutti con le sue dichiarazioni rilasciate al canale youtube ‘Vamo a Calmarno’. L’ex trequartista dell’Inter, oggi 40enne, ha parlato apertamente di gara truccata, con riferimento ad Atalanta-Ternana di ventuno anni fa. Precisamente del 21 dicembre 2003, 20esima giornata di Serie B con i nerazzurri in vetta alla classifica a +5 dagli umbri terzi.
Il match terminò 1-1, con i due gol siglati a ridosso del novantesimo: al rigore degli ospiti di Zampagna, rispose pochi secondi dopo Budan. “A Bergamo era una festa, data l’amicizia tra le due tifoserie. Ricordo che presi palla e mi conquistai un rigore – ricorda Jimenez – I miei compagni, gli avversari, tutti allo stadio iniziarono a gridarmi contro. Ricordo pure che quando il mio compagno trasformò il rigore, anziché esultare, si mise le mani sul volto. Io avevo preso un duro colpo in occasione del fallo da rigore. Poi, mentre uscivo dal campo, il dottore mi disse che la partita era sistemata e di non entrare più in area di rigore”.
Partite truccate, Jimenez choc: “Non dovevo più entrare in area”
Per colpa di un girone di ritorno a dir poco negativo, la Ternana concluse quella stagione al settimo posto, mancando anche l’accesso ai playoff. Tramite proprio i playoff, invece, l’Atalanta riuscì a tornare in Serie A. Ancora a proposito della sua esperienza alla Ternana, Jimenez ha fatto intendere che prese parte – non come parte attiva – ad altre gare combinate:
“Una volta entrai e segnai, ma il portiere della mia squadra voleva uccidermi – ha raccontato sempre a ‘Vamo a Calmarno’ – Si erano messi d’accordo per pareggiare, però io feci gol e quindi gli altri avrebbero dovuto segnarne uno. Ma non lo sapevo, perché erano le mie prime partite in Italia. Me lo dissero soltanto dopo”.