Milan-Juventus in campo per il big match della 13esima giornata: prima della partita le parole di Zlatan Ibrahimovic soprattutto su Leao
A San Siro va in scena una grande classica del calcio italiano, tra Milan e Juventus. La 13esima giornata offre quella che è un po’ la partita di Zlatan Ibrahimovic, che ha vestito le maglie di entrambe le squadre, portato in Serie A dai bianconeri ormai 20 anni fa.
Oggi lo svedese è dirigente del Milan, anzi di RedBird. Diciamo che è una figura assolutamente influente, anche decisiva, per tutte le faccende rossonere e in questo inizio di stagione ce ne sono state parecchie. In primis relative a Rafael Leao, di cui Ibra ha parlato nel pregara a ‘Dazn’: “Sono sempre stato orgoglioso di lui. L’ho conosciuto ancora ragazzino e adesso è cresciuto, più adulto e maturo. Adesso è il calciatore, prima era un talento potenziale. Ci sono poi momenti per tutti, quando va bene e quando va meno bene. Ora sta passando un momento bello: siamo dietro di lui, lo aiutiamo e lo motiviamo a fare sempre bene. Come calciatore deve fare la differenza, è uno dei più forti del mondo. L’ha dimostrato e lo dimostra”.
Per forza di cose, l’argomento principale continua a essere Rafa Leao che ha strappato un super contratto ma senza ‘rinunciare’ alle critiche e polemiche continue su di lui. E sul rapporto con Paulo Fonseca, che lo ha tenuto fuori in diverse occasioni, usando parecchie volte il bastone e ogni tanto la carona. Con risposte alterne. “Secondo me – continua Ibra – Leao non sa quanto è forte. Quando lo capirà, uscirà tutto quanto. Ha questa pressione perché è uno dei più forti di tutti, altrimenti non se ne sarebbe parlato. Cosa gli dico? È una questione di equilibrio, se dici tutti giorni a una persona che è il più forte può capitare che si rilassi, dipende dal carattere. Nel mio caso non serviva nessuno”.
In chiusura le parole su Alvaro Morata: “Ha preso una botta in testa e ha saltato il Cagliari. Poi ha giocato un po’ in nazionale e si è allenato con la squadra. Siamo molto soddisfatti: sapevamo cosa portava e cosa ha portato. Un giocatore di collettivo, che non fa 50 gol all’anno ma aiuta i compagni ed è un leader che dà una grande mano alla squadra”.
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