Il presidente del Torino parla dei suoi ricordi alla guida della società granata e illustra le prospettive per il futuro
Carrellata di ospiti di alto profilo nella giornata della Sport Talk Industry. Tra le presenze più significative, quella di Urbano Cairo, presidente del Torino. E’ un tema piuttosto caldo, quello del futuro del club granata. Stamani, la notizia di possibili acquirenti arabi per il Torino, con i dettagli di una possibile trattativa.
Uno scenario, quello dell’addio di Cairo, che non è immediato, ma che in un prossimo futuro potrebbe verificarsi, come dichiarato dallo stesso numero uno sul palco della kermesse, tra ricordi della sua esperienza alla presidenza e prospettive per il domani: “Presi il club 19 anni fa perché fui chiamato dal sindaco di Torino, il Torino stava fallendo ed era preoccupato della situazione societaria – ha raccontato – Risposi alla chiamata perché avevo una mamma tifosissima del Toro che mi spinse, ero conscio dei problemi e delle insidie del calcio. Abbiamo fatto subito benissimo, poi alti e bassi, ora siamo stabilmente in Serie A da 12-13 anni. Si può sempre fare meglio, poi l’Atalanta ha creato un precedente e tutti dicono perché il Torino non può ottenere quello che sta ottenendo l’Atalanta? Sono stato vicino a Gasperini, quando Ventura stava per andare via l’avevo chiamato ma aveva ancora un contratto con il Genoa e non lo hanno liberato. Io sono al Torino da 19 anni, non rimarrò a vita, prima o poi passerò la mano. Spero però che quando venderò il Toro lo cederò a qualcuno più ricco di me che possa avere quei 20-30 milioni di euro in più. Quando arriverà uno più ricco io mi farò da parte, non voglio rimanere a vita al Torino. I ventenni finiscono, vale anche per me”.
Sugli investitori esteri nel nostro campionato: “Non dobbiamo generalizzare, il fondo Elliott al Milan ha fatto sicuramente bene. Anche Commisso a Firenze sta facendo un buon lavoro, nel calcio non basta avere molti soldi per ottenere risultati. Il calcio italiano ha attratto proprietà straniere perché i prezzi delle società italiane sono molto competitivi. A volte ci sono tensioni legate a rapporti personali nel mondo del calcio. Sicuramente ci sarebbe bisogno di una maggiore unità di intenti e strategie chiare che coinvolgano tutto il movimento. È un problema italiano, ma anche inglese il che è incredibile se pensiamo al fatturato che hanno”.
Chiusura sulla Nazionale: “Spalletti ha fatto i correttivi giusti rispetto a un Europeo che ci ha deluso, è riuscito a coinvolgere calciatori che non potevano giocare come Tonali. Penso che possa darci buone soddisfazioni”.