Dal Maxxi di Roma le parole del presidente del Milan sul nuovo stadio e il decreto dignità, insieme al numero dell’Inter e l’ad dell’Atalanta Percassi
Ci sono anche Paolo Scaroni, Giuseppe Marotta e Luca Percassi (questi ultimi due collegati in video) alla sesta edizione di Sport Industry Talk. I tre dirigenti hanno parlato di vari temi relativi al calcio italiano e le problematiche, con il focus sul nuovo stadio.
In primis il presidente dell’Inter ha parlato delle linee guida della proprietà: “Meno male che sono arrivati i fondi. Il primo obietivo è la sosteniblità, la valorizzazione delle risorse e il contenimento dei costi. Noi questo stiamo cercando di fare, rimanendo sempre competitivi a livello sportivo. Oaktree ci sta appoggiando, abbiamo sviluppato una forza maggiore rispetto a prima nella struttura, con ruoli e deleghe precise. Io lo faccio con umiltà ma con la convinzione di poter regalare ai nostri tifosi delle belle soddisfazioni come stiamo facendo”. Percassi ha invece raccontato di un approccio diverso: “Il modello Atalanta è molto semplice, Pagliuca non ha voluto cambiare la presenza della nostra famiglia e ha dato grande fiducia alla storia sportiva di questa società”.
Poi la parola a Paolo Scaroni: “Stadio? Storia lunga e noiosa. Oggi stiamo valutando l’ipotesi del 2018, cioè costruire un nuovo stadio a San Siro accanto al Meazza. Trasformare il Mezza mantenendone alcune cararteristiche architettoniche, utilizzando quell’area per una serie di attività commerciali, alberghi, le sedi di Inter e Milan, realizzando uno stadio che deve essere il più bello d’Europa. Se Inter e Milan fanno uno stadio ad esempio nel 2030, dovrà essere il più bello del mondo. Non è San Siro iconica, ma sono Milan e Inter che l’hanno resa iconica. Se si trasferissero alla Bovisa sarebbe la Bovisa iconica. Ma chiarisco che noi teniamo bene aperta la porta di San Donato, perché il percorso di San Siro, anche se resto ottimista, è difficile, abbiamo avuto tante sorprese ed è meglio tenere aperta la porta su qualcosa su cui abbiamo lavorato anni”. Il presidente del Milan poi si ‘scalda’ sulla questione del betting e del decreto dignità: “Si fanno 25 miliardi di euro di scommesse sul calcio italiano, che il calcio non abbia beneficio mi pare incredibile. Tutta Europa lo permette, se solo in Italia non è permesso allora è una cretinata. Questo va cambiato”.
Del nuovo impianto passa a parlare poi Marotta: “Non ho seguito molto concretamente la vicenda, su cui c’è Antonello. Condivido in pieno le parole di Scaroni, normale dire che lo stadio rappresenta aspetti importanti, valorizzare il senso di appartenenza di un club. Lo stadio è la casa, oltre alla sede sociale, rappresenta un luogo d’aggregazione, lo stadio è il contenitore in cui ci sono decine di migliaia di persone. Non deve essere una cattedrale nel deserto, ma un centro di aggregazione e un asset patrimoniale importante che genera una revenue molto forte. Oaktree, come Elliott e RedBird, lo ha capito, questo è uno strumento di redditività. Oggi pecchiamo per questa situazione, sono considerazioni da fare in modo più ampio, non solo per Milano. Siamo fanalino di coda per strutture innovative, il Portogallo ci ha superato. I tifosi dovranno sentire lo stadio casa loro”.
Il presidente dell’Inter sottolinea poi un’altra criticità: “Ho sempre notato la poca considerazione della politica nei confronti del calcio, che si regge da solo. Noi siamo grandi contribuenti, garantiamo un gettito fiscale di 1 miliardo. Tutti pensano che noi prendiamo, ma non è così’, paghiamo tutte le tasse che esistono. Dovrebbero esserci delle leggi ad hoc che favoriscano questo sviluppo. I presidenti cosiddetti ‘ricchi scemi‘ non esistono più, ora esistono imprenditori che investono ma non vogliono andare in default. Chiediamo maggiore considerazione, magari un iter più snello per i nuovi stadi, l’abolizione del decreto dignità che ci penalizza, ci è stato tolto il decreto crescita che viene utilizzato in altre categorie, e tante altre cose. Abodi si sta dando da fare, ma dobbiamo incrementare questo obiettivo, perché salvaguarda la storia e il patrimonio delle società. C’è clima di grande litigiosità, il problema è dialogare maggiormente con la politica. La federazione ci rappresenta, deve tutelarci”.
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