Nel corso della sua ultima intervista, il dirigente giallorosso ha toccato diversi temi, lanciando un invito che non è affatto passato inosservato
L’importante pareggio strappato contro il Tottenham ha permesso ai giallorossi di risollevare la china. Gli ottimi segnali lanciati contro gli Spurs, infatti, lasciano intravedere i primi benefici effetti della cura Ranieri. La strada, però, è ancora molto lunga, così come sono tanti i punti persi per strada dai giallorossi in una prima parte di stagione assolutamente problematica.
Oltre che da alcune prestazioni assolutamente insufficienti, la Roma è stata infatti penalizzata anche da episodi arbitrali piuttosto dubbi che hanno alimentato non poche polemiche. A tal proposito, dopo aver preso posizione subito dopo il fischio finale di Monza-Roma, Ghisolfi è tornato a parlare. Intervistato ai microfoni de ‘Il Corriere dello Sport’, il ds giallorosso ha rincarato la dose: “Torti arbitrali? In questa stagione la Roma ha subito sette errori arbitrali accertati, riconosciuti dalle principali testate nazionali e dalle moviole televisive. Sette in tredici giornate sono troppi punti persi; se gli episodi fossero stati rivisti dal Var, quasi certamente i risultati finali sarebbero stati altri”.
Ghisolfi ha poi continuato: “Non accettiamo più questo genere di errori e chiediamo di essere rispettati dalla classe arbitrale e dalle istituzioni, soprattutto in un periodo storico in cui eventuali viste possono essere ‘sanate’ dalla tecnologia”. Nel novero dei casi arbitrali, Ghisolfi ha puntato il mirino anche sull’intervento di Lukaku ai danni di Svilar: “Lukaku sarebbe dovuto essere espulso; giallo il primo fallo su Celik e rosso diretto, non secondo giallo, su Svilar”.
Ghisolfi a ruota libera: “I Friedkin non hanno paura del dissenso”
C’è un filo rosso che sembra unire la storia delle ultime stagioni della Roma con la sconfitta in finale di Europa League contro il Siviglia, che avrebbe potuto segnare l’inizio di una nuova era per i giallorossi. Rimarcando l’errore di Taylor, è proprio Ghisolfi a rimarcare l’impatto nel medio-lungo periodo: “Quell’errore ha cambiato la nostra storia e il nostro presente“.
Riferimento, quest’ultimo, che permette di passare in rassegna anche il mutato atteggiamento da parte dei Friedkin: “Se a Budapest si fosse giocato ieri, la reazione della proprietà sarebbe stata ben diversa proprio perché con il tempo ha maturato la consapevolezza che il silenzio, la misura e l’eleganza non sempre pagano”.
Rimarcando il coinvolgimento della proprietà statunitense nella nuova realtà, Ghisolfi ha poi chiosato: “I Friedkin non hanno paura del dissenso e sanno assumersi le loro responsabilità (…). Hanno investito risorse, tempo sé stessi. Lo stadio nuovo non è un’ipotesi, ma un progetto concreto e stupendo. Ora chiedono di ricevere trattamenti equi e l’attenzione che si deve a tutti, nessuno escluso”.