L’eliminazione del Napoli dalla Coppa Italia, per mano della Lazio, fa discutere anche alla luce delle dichiarazioni dell’allenatore
Quattro campionati di Serie A, uno di Serie B, due volte vincitore della Supercoppa Italiana, una Premier League, una Coppa d’Inghilterra e varie onorificenze a titolo personale: il palmares da allenatore di Antonio Conte parla da solo e dice molte cose. Alcune belle, bellissime, altre meno.
Partiamo dalla fine, dall’eliminazione patita ieri negli ottavi di finale della Coppa Italia per mano della Lazio. La formazione del Napoli che è scesa in campo dal primo minuto era rivoluzionata in tutti gli undici, un’opportunità che chi gioca meno non è riuscito a sfruttare. Ma anche un segnale di scarsa attenzione alla competizione. Una cosa che succede spesso in Italia, ad onor del vero, ma per chi, come gli Azzurri, non ha impegni europei, può significare un obiettivo importante dell’intera stagione. Il Napoli è in testa alla classifica con un punto di vantaggio sulla lanciatissima Atalanta di Gian Piero Gasperini, impegnata stasera contro il Milan di Paulo Fonseca, e, adesso, può puntare esclusivamente alla conquista dello Scudetto.
Conte, nella conferenza stampa della vigilia, alla cronista che gli chiedeva di una possibile vittoria di un trofeo, in quel caso la Coppa Italia, aveva risposto in maniera risentita: “Per vincere le devi costruire le vittorie. Dobbiamo cercare di costruire qualcosa che possa durare e compattare anche l’ambiente, che a volte non vedo compatto. Però voi dovete rispettare anche chi lavora e ha un minimo di esperienza. Sarebbe stato meglio non farla questa conferenza”. Un nervosismo acuito anche dalle parole del presidente dell’Inter, Giuseppe Marotta, che aveva indicato nel Napoli proprio la squadra favorita per la vittoria del campionato. Dunque, un Conte vecchia maniera, come ancora non si era visto in questa esperienza in terra campana.
Conte è nervoso, ma adesso deve vincere lo Scudetto
L’allenatore leccese è sempre stato uno che non la ha mandate a dire e, in queste ultime settimane, sta cercando di attirare su di sé tutte le attenzione per distoglierle dalla squadra in vetta alla classifica. Un modo per togliere pressione, ma che ha i suoi contro. Le dichiarazioni su una possibile vittoria di un trofeo, solo lo Scudetto è rimasto in palio per il Napoli, hanno un po’ il sapore del cosiddetto ‘maniavantismo‘: si parte dal decimo posto dello scorso anno, è vero, ma la rosa è stata ampliata e migliorata, e qualcosa in difesa verrà fatto anche a gennaio. Un solo impegno settimanale è impossibile da non mettere sul tavolo quando si tratta di parlare di candidate alla vittoria della Serie A 2024/2025. Ma Conte ci ha sempre abituato a tenere un low profile, come a scacciare, cosa impossibile, le attenzioni e gli occhi di tutti dalla sua creatura.
E non è cambiato neanche nel suo indirizzo principale di gestione dell’annata. Lo dice la storia, Conte concentra tutte le sue attenzioni su un unico obiettivo stagionale. Lo fece anche nel 2014, quando alla soglia della finale di Europa League, che si sarebbe disputata allo Stadium, non riuscì a portare la Juventus all’ultimo atto, fermata dal Benfica in 9 uomini in semifinale. Certo, però, conquistò lo Scudetto alla fine di quella stagione col record di punti, 102, che ancora conserva e molti criticarono l’allora allenatore bianconero per non aver puntato con forza anche sulla coppa. La storia, adesso, si ripete e le critiche non sono cambiate. Così come non è cambiato l’atteggiamento di Conte, subito in difesa quando si tratta di parlare di vittorie, all’attacco, invece, quando qualcuno lo pungola sull’argomento. Vedi Beppe Marotta. In definitiva, possiamo dire che il 55enne Antonio Conte ha modificato il suo gioco, ma non il suo modo di pensare e di essere. E continua ad indossare l’abito buono per un unico lungo ballo, quello che porta allo Scudetto.