Calciomercato.it ha intervistato l’allenatrice ed ex ct della Nazionale di calcio femminile ospite, lo scorso novembre, al Social Football Summit
“I numeri sono bassi, ci sono pochissime donne, quindi penso sia importante l’introduzione delle quote rosa nel calcio”.
Milena Bertolini, una abituata a lasciare il segno in campo e davanti ai microfoni, non esita a far sentire la sua voce a Calciomercato.it. Da ambasciatrice-allenatrice, l’ex ct della Nazionale di calcio femminile è diventata infatti sempre di più un punto di riferimento per il mondo del pallone e per chi, ormai da tempo, punta al profondo cambiamento. “Credo che un movimento che non abbia una presenza femminile sia un grande boomerang e ne impedisca una crescita completa. Le quote rosa sono necessarie in un momento in cui sono gli uomini che decidono e lo fanno inserendo soltanto uomini. Bisogna cambiare questo trend – sottolinea-, avere come uniche donne le giocatrici nel calcio femminile è un fallimento per tutte noi. È importante anche puntare sulle giovani, per poter aumentare i numeri e la base, servono idee che possano stimolare la presenza di sempre più giovani in campo. Parlavamo della presenza delle quote rosa negli staff tecnici e negli staff dirigenziali, penso anche ad avere magari dei numeri limitati in base all’età. Anche se ci fosse un minor numero di italiane in rosa, con cinque o sei Under 23 o Under 21 in modo da stimolare gli investimenti sui settori giovanili”.
Che momento è per il calcio femminile? Ne raccontiamo la crescita, ma al tempo stesso c’è ancora molto da fare.
“Il calcio femminile in generale ha fatto comunque dei passi in avanti innegabili in tutto il mondo e sta crescendo anche in Italia per importanza e visibilità. Siamo cresciute con l’avvento delle squadre professionistiche, ma c’è ancora molto da fare. Il nostro paese culturalmente fa ancora fatica a vedere il calcio come uno sport al femminile. Credo che da questo punto di vista si siano fatti dei passi all’indietro. I numeri ci dicono che nei ruoli di comando e dirigenziali ma anche in quelli tecnici le donne sono sempre meno. Prima, quando il calcio femminile era pionieristico, ce ne erano addirittura di più. Dunque si tratta di campanelli d’allarme da tenere ben presenti per chi ha ruoli di governo e di sviluppo del movimento”.
La fatica culturale a livello di dirigenza femminile si avverte anche in altri settori. Il Social Football Smmit è stato anche un’occasione di confronto con agenti stranieri, giornalisti stranieri, esperti di marketing delle società più importanti. Abbiamo parlato ad esempio con Barcellona, Atletico Madrid, Real Madrid. Dopo l’acquisto della Lehmann, la fidanzata di Douglas Luiz, ti aspetti quindi un calciomercato basato di più sui numeri e le tendenze? Nel caso, potrebbe essere un danno per le giocatrici italiane?
“Non credo, la Lehmann è una ragazza che sta dimostrando di poterci stare nella Juventus, che ha una rosa importante. E’ chiaro che in un calcio che cresce e considera il valore dei social, è un altro aspetto da tenere in considerazione, ma nulla vieta di abbinare i due aspetti, quello mediatico che è importante per il calcio femminile per farlo conoscere e quello tecnico. E’ una ragazza che quando è entrata in campo e ha giocato ha fatto vedere delle cose importanti”.
C’è anche un calciomercato diverso, perché tanti procuratori importanti – sappiamo bene come lavora la Pimenta, ad esempio – sono più professionali in questo senso, c’è un approccio diverso rispetto a prima.
“La crescita comporta queste situazioni. Il calcio femminile sta crescendo in maniera incredibile in tutto il mondo. Forse in Italia siamo ancora un po’ indietro, con numeri ancora bassi rispetto alle altre nazioni, ma è chiaro che la crescita attira professionisti e che si crea un discorso più fitto di calciomercato e di interscambio. Prima, magari, nel nostro campionato avevamo solo giocatrici italiane, mentre adesso è un torneo dove arrivano tantissime calciatrici da tutto il mondo”.
Sei la storia della nostra Nazionale, quello che avete fatto rimarrà negli occhi di tutti noi. Qual è l’immagine che conservi con maggiore affetto e che cosa ti dicono i tifosi che vi hanno seguito con grande partecipazione?
“I ricordi sono bellissimi, sono stati anni stupendi. L’orgoglio e la soddisfazione principale è quella di aver contribuito, come tecnico e insieme alle giocatrici e ai dirigenti del movimento, tramite i nostri risultati e l’essere tornate a giocare un Mondiale dopo vent’anni e qualificandosi per una seconda volta consecutiva, a far conoscere al pubblico il calcio femminile e farlo innamorare. mostrando un modo di fare calcio un po’ diverso, con valori differenti”.
Il tuo presente e il tuo futuro dove saranno? Ormai sei un modello per chi cerca una ambasciatrice del calcio femminile e del ruolo delle donne.
“La mia grande passione naturalmente è sempre quella di allenare, ormai sono ferma da un anno. Se ci fosse la possibilità, comunque, mi piacerebbe allenare ancora e portare la mia esperienza di allenatrice e donna nello sport”.
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