Al tecnico piacentino potrebbe venir voglia di una esperienza all’estero, magari in Premier. Chi al suo posto? La possibile ‘sfida’ tra Marotta e Oaktree
Nel calcio le certezze si contano sulle dita di una mano. Non esistono quando parliamo di allenatori, più di tutti legati ai risultati. Ci sono invece tentazioni, ambizioni e voglie di provare qualcosa di nuovo, specie dopo tanti anni sulla stessa panchina. Alla fine della stagione in corso, a luglio visto che ci sarà il Mondiale per Club saranno quattro quelli all’Inter di Simone Inzaghi.
Quattro anni, quattro stagioni ricche di successi, seppur al piacentino rimproverano ancora lo Scudetto perso nel 2022, anche perché conquistato dal Milan. E il fatto di essere uscito presto dalla corsa a quello successivo, stravinto dal Napoli.
Ma come si possono dimenticare i 6 titoli conquistati, special modo la seconda stella vinta in carrozza e con un calcio da leccarsi i baffi? Con il settimo, la Champions League, soffiatagli da Guardiola soltanto in finale a Istanbul. “Decisivo l’errore di Lukaku“, ha detto l’altro giorno il catalano, va detto nel pieno di una crisi profonda del Manchester City e dell’ex Barcellona. Questo per evidenziare, però, come l’Inter nel 2023 sia andata davvero vicinissima all’impresa.
Quest’anno Inzaghi vuole riprovarci, dopo la cocente eliminazione ai rigori e agli ottavi dell’anno scorso, quando a castigarlo fu l’ex compagno alla Lazio, Diego Simeone. Il bis Scudetto non può che essere l’altro grande obiettivo: vincerlo sarebbe una mezza impresa, considerati il calendario ma anche i rivali, su tutti il Napoli di Conte che da qui a giugno giocherà una ventina di partite in meno.
Inzaghi è blindatissimo, nel bel mezzo dell’estate ha prolungato fino al 2026 vedendo salire l’ingaggio a circa 6,5/7 milioni bonus inclusi. E contentissimo di stare a Milano, ma in caso di nuovi trofei di un certo valore potrebbe iniziare a dare ascolto alle sirene straniere. Soprattutto inglesi, anche se di recente è stato accostato pure al Paris Saint-Germain, dove Luis Enrique non è sicuro di restare.
Mesi fa Inzaghi ha detto no al Manchester United, del resto lì c’è un caos da cui è meglio star lontani, ma nel prossimo futuro proposte e progetti più chiari potrebbero ingolosirlo a tal punto di decidere di porre fine al suo ciclo in nerazzurro.
Ma chi al posto di Inzaghi? Oaktree vuole ringiovanire la squadra, ovvero abbattere il monte ingaggi. Con tutti i rischi – ridimensionamento in primis – del caso. Ecco perché è difficile ipotizzare un big per la panchina. Per intenderci, un Allegri o un Sarri. Ma anche un Simeone o un De Zerbi, insomma profili costosi e con delle esigenze in tema di calciomercato.
Se Marotta dovesse avere potere di scelta totale o quasi, ecco che un nome valido sarebbe quello di Raffaele Palladino. Un nome che in Viale della Liberazione seguono e apprezzano fin dalla prima esperienza in prima sulla panchina del Monza. Il tecnico scuola Juventus sa valorizzare i giovani di talento, non è fissato coi moduli e non ha una filosofia calcistica ‘talebana’.
In sostanza, sa adattarsi alla rosa a disposizione, sa adattare le proprie idee in base al materiale umano. In più, e questa cosa conta molto se vuoi stare ad alti livelli, ha la giusta presenza: aziendalista ma non troppo, preparato dal punto di vista mediatico. È una sorta di Inzaghi 2.0, con l’ambizione necessaria per imporsi pure in un grandissimo club come l’Inter.
L’attuale allenatore della Fiorentina ha tutto per piacere anche a Oaktree, tuttavia il fondo potrebbe volere voce in capitolo nella scelta del nuovo mister. In tal caso non si possono escludere scelte a sorpresa, cioè di uno straniero in rampa di lancio. Potremmo fare diversi nomi, ma – giocando un po’ – ne azzardiamo soltanto uno: Andoni Iraola.
Tra le ‘Bandiere’ dell’Athletic Club, il 42enne ha chiuso la sua carriera in MLS, al New York City, iniziando un annetto dopo a Cipro quella di allenatore. È tra i più interessanti, di quelli prendibili, del panorama calcistico europeo, anche per il grande lavoro che sta facendo al Bournemouth, una delle rivelazioni della Premier, e per i tre anni al Rayo Vallecano. Difesa a quattro ma non intransigente, può dare seguito al grande lavoro di Inzaghi.
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