Il presidente del club azzurro contrario, come Lotito e Cairo, all’elezione di Ezio Simonelli, ma avrebbe violato la clausola compromissoria: cosa rischia il Napoli
Il 20 dicembre 2024 l’Assemblea di Lega Serie A, con 14 voti, ha eletto il nuovo presidente Ezio Simonelli. Ma tra questi 14 voti, non vi erano quelli di Aurelio De Laurentiis, Urbano Cairo e Claudio Lotito, contrari alla sua elezione: erano a favore della ricandidatura di Casini, presidente uscente.
Per opporsi alla elezione di Simonelli, il patron azzurro ha presentato un ricorso al Tribunale di Milano, assieme al Consigliere indipendente di Lega Serie A Gaetano Blandini. Non ci sarebbe stata nessuna firma, invece, di Cairo e Lotito, che avrebbero fiutato il pericolo anzitempo. Proprio su questo argomento il presidente della Lazio, interpellato anche ai nostri microfoni, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Invece, De Laurentiis e Blandini hanno chiesto al tribunale un pronunciamento sospensivo contro Simonelli, mentre lui era in Arabia, ma la richiesta d’urgenza è stata respinta.
Questa mossa potrebbe costare caro al presidente De Laurentiis e il suo stesso club, nonostante abbia poi ritirato il suo nome dal ricorso: appellarsi alla giustizia ordinaria, anziché quella sportiva violerebbe la clausola compromissoria. E ora è tutto nelle mani del procuratore federale Giuseppe Chiné.
Calciomercato.it ha interpellato legali di diritto sportivo, per capire qual è la situazione e cosa avrebbe violato il presidente Aurelio De Laurentiis. Firmando quel ricorso presentato al Tribunale di Milano – poi ritirato dallo stesso presidente del Napoli – avrebbe violato la clausola compromissoria, la quale prevede che le controversie di ambito sportivo vadano giudicate davanti a collegi arbitrali.
La clausola compromissoria si inserisce nei contratti quando ci sono accordi collettivi per devolvere la competenza o conoscere una determinata vicenda a un determinato organo. Il tesserato, in questo caso De Laurentiis, dovrebbe aderire prima alla giustizia sportiva, poi a quella ordinaria. Secondo lo stesso presidente del Napoli, però, la figura di Ezio Simonelli non rappresenterebbe quella di un tesserato. Allo stesso tempo, il presidente di Lega aveva già iniziato le sue attività e il Codice di giustizia sportiva si applica a chiunque svolga attività legate all’ordinamento federale.
Ora il procuratore della FIGC Giuseppe Chiné può contestare la violazione della clausola compromissoria o valutare il ritiro del ricorso da parte di De Laurentiis come atto di rinuncia e di chiusura della vicenda nei confronti del presidente di Serie A.
Se Chiné dovesse andare a fondo con indagini federali, le tempistiche per un giudizio finale sono piuttosto lunghe. Dall’iscrizione della notizia di illecito sono 60 giorni di indagini, a cui si aggiungono altri 40 giorni di proroga e altri eventuali 40 giorni, più il deferimento. Si potrebbe arrivare addirittura a 150 giorni per la chiusura della vicenda.
De Laurentiis rischierebbe un’inibizione, addirittura di un anno, che consisterebbe nell’allontanamento dallo spogliatoio, dalle partite, da tutte le attività federali, dai tesseramenti e dalle assemblee di natura sportiva. Ma può partecipare ad assemblee federali di natura amministrativa. Il Napoli, invece, rischierebbe una penalizzazione di tre punti.
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