L’attaccante francese ha parlato del suo futuro lanciando segnali in ottica bianconera ma non solo: aperta la porta parigina
A gennaio la Juventus ha provato a sistemare diverse lacune importanti che si è portata dietro dall’estate e altre che invece sono spuntate col passare dei mesi. Se in difesa c’è l’alibi degli incredibili infortuni in serie, insieme all’addio burrascoso di Danilo, in attacco la questione Milik ha portato Motta a non avere alternative di ruolo a Dusan Vlahovic. Così l’arrivo di Kolo Muani in prestito dal PSG è stata una ventata d’aria freschissima che ha prodotto subito grandi effetti.

Il francese ha segnato 5 gol nelle prime 3 partite in Serie A, due doppiette e la rete decisiva col Napoli che non è bastata a evitare la sconfitta all’esordio. Impatto devastante, anche se da Como – un mese fa – non ha più trovato la via del gol. Kolo Muani ora non segna da 6 partite tra campionato, Champions e Coppa Italia. Ma certe qualità, anche da esterno offensivo con l’inserimento di Vlahovic, sono evidenti. E per questo Giuntoli ha già cominciato le manovre per confermarlo in bianconero anche il prossimo anno, studiando la maniera più favorevole col PSG. In una lunga intervista a ‘La Repubblica’, però, l’ex Eintracht spaventa in qualche modo la dirigenza della Juventus ammettendo di non chiudere a un ritorno a Parigi, ma sicuramente neanche a una permanenza a Torino.
“Il capitolo Paris non lo definirei chiuso, visto che ho ancora un contratto con loro. La mia volontà è di giocare e divertirmi. Ma se le cose continuano così, perché non restare? La Juventus è il club che mi ha aperto le porte. Ho parlato molto con Thiago Motta prima di venire, mi ha spiegato come vedeva le cose e come avremmo giocato. È questo che mi ha attirato e spinto a firmare, non credevo di fare così bene già agli inizi”, le sue parole.
Juve, Kolo Muani lancia segnali e torna sul PSG: “Con Luis Enrique rapporto molto buono, la colpa è mia”
Randal Kolo Muani si è poi raccontato tra passato, presente e appunto futuro. Da Mbappé all’incredibile sliding door che non lo ha portato in Italia a 16 anni: “La Cremonese mi avrebbe preso, ma non mi propose quello che mi aspettavo. Non venendo da un centro di formazione, avrei avuto bisogno di 2 o 3 anni per mettere delle basi, ma me ne garantivano uno solo. A Vicenza fui a due dita dalla firma, però mio padre non era entusiasta che andassi all’estero e mi fece rientrare”.

E anche Conceicao: “Al Nantes sono cambiato: ho perso due volte la testa, espulso, ma l’ho ritrovata e non l’ho persa più. Il primo allenatore a convocarmi in prima squadra è stato Sergio Conceicao, mi disse cose che mi stampai in testa. Anche lui mi disse che ero troppo nonchalant e che avrei dovuto lavorare di più, perché vedeva in me un grande potenziale”. Accenno inevitabile all’occasione avuta in finale al Mondiale 2022 contro l’Argentina, che poteva cambiare tutto: “Martinez ha fatto una buona parata, ha fatto quello che doveva. Lui ha fatto il portiere, io l’attaccante, ha vinto lui. So che se avessi segnato sarei entrato nella storia. Ho immaginato mille volte che sarebbe potuta andare diversamente e ci ho messo un po’ a riprendermi, ma ci sono riuscito. Non ho rimpianti, è il calcio”.
Kolo Muani torna poi sul PSG: “Un francese nel PSG, oltretutto costato 90 milioni di euro, ha una pressione enorme e non tutti sono in grado di reggerla. Io non ci sono riuscito. Ho avuto delle possibilità e non le ho sfruttate. Fa male al cuore, ma lo ridico: è il calcio, non ho rimpianti. I rapporti con Luis Enrique erano difficili? No, molto molto buoni. Lui è davvero un ottimo allenatore, è una fortuna avere un tecnico come lui. Mi ha fatto giocare poco? In campo andavo io, non lui. Le opportunità me le ha date. Centravanti o ala? Sono un attaccante e al giorno d’oggi bisogna essere polivalenti, quindi sto bene al centro come da esterno. Preferisco giocare negli spazi, prendere la profondità e sfruttare la mia velocità”.