Il VAR ha da sempre diviso l’opinione pubblica, anche degli addetti ai lavori come i giornalisti: ripercorriamo i pensieri più divisivi
Sono ormai quasi 10 anni che il VAR è stato introdotto nel mondo del calcio. Da allora ha diviso tifosi, opinionisti e giornalisti. Moltissimi addetti ai lavori hanno espresso il loro giudizio, non sempre positivo, sulla tecnologia inserita nello sport più popolare al mondo. In questi giorni, su Calciomercato.it, abbiamo affrontato il tema VAR in diverse sfaccettature.
Abbiamo approfondito l’ipotesi dell’inserimento dell’Intelligenza Artificiale. Abbiamo discusso sul perché per molti il VAR andrebbe eliminato del tutto e ci siamo soffermati sugli errori del protocollo, che avrebbero potuto cambiare l’attuale classifica di Serie A. In questo articolo, invece, vogliamo ripercorrere le dichiarazioni più impattanti da parte di giornalisti italiani, sull’utilizzo della tecnologia nel calcio.
La premessa è doverosa: gli errori non sono mancati in questi 9 anni. Sono stati evidenziati bug, incongruenze, una spiccata soggettività in certe scelte e persino il contrasto tra la soggezione nei confronti della tecnologia o il rifiuto di quest’ultima in segno di autorevolezza da parte degli arbitri. Ma va sottolineato anche l’effetto benefico del VAR. Sono tantissimi i casi risolti e le situazioni al limite che, senza il suo utilizzo, avrebbero portato a sbagli clamorosi e madornali come successo in passato.
Abbiamo voluto scegliere due giornalisti sportivi con specializzazioni differenti tra i pro VAR. Da una parte un telecronista televisivo come Sandro Piccinini e dall’altra un professionista, protagonista soprattutto per la carta stampata come Alberto Cerruti. Due assoluti volti storici del giornalismo italiano, che hanno raccontato e ancora oggi fanno, il calcio in maniera differente.
Per entrambi, però, il VAR è uno strumento estremamente positivo. Pochi anni fa, Sandro Piccinini diceva: “È chiaro che il sistema di per sé non può eliminare tutti gli errori, ma solo quelli più grossolani. Parliamo di macchine interpretate da umani. Ma, attenzione a considerare il VAR il diavolo!“. Una presa coscienza del margine d’errore, ma anche un monito per tutti coloro che hanno visto del male nella tecnologia.
Cerruti, invece, usò parole ancora più d’impatto dopo l’inserimento del VAR anche nella nostra Serie A: “Con l’introduzione del VAR, finalmente possiamo mettere fine alle polemiche infinite sugli errori arbitrali. È uno strumento indispensabile per la modernizzazione del calcio.” Le polemiche sono rimaste, ma, come detto, sono stati ridotti notevolmente errori considerabili imperdonabili. Anche nell’epoca VAR sono stati commessi sbagli gravi, ma, in proporzione, il numero è sicuramente inferiore rispetto a quello che sarebbe potuto essere senza tecnologia.
Non ci andò giù in maniera leggera Giancarlo Dotto, quando, al Fatto Quotidiano disse: “Il VAR ha tolto l’anima al calcio, trasformando ogni esultanza in un’attesa snervante. Ha reso il gioco freddo e calcolato, lontano dalla sua essenza spontanea”. Questa è una delle critiche più feroci, quella legata all’aspetto più sentimentale del gioco. Avrebbe disilluso i tifosi, allontanato i più giovani e reso le partite più lente.
Anche l’editorialista Tony Damascelli non ha usato mezze misure a “Il Giornale”, sottolineando come certe scelte in epoca VAR, siano risultate solamente più cervellotiche: “L’introduzione del VAR ha complicato ulteriormente le dinamiche del gioco, creando confusione e polemiche ancora più accese. Era meglio quando si accettava l’errore umano come parte del calcio“.
Uno schiaffo all’uso di una tecnologia imperfetta e condizionata, comunque, da regolamenti incompleti o errori umani. Il VAR ha spaccato in due il mondo dei giornalisti e con lui anche quello degli ex giocatori, degli allenatori e persino dei professionisti in attività, seppur impossibilitati a parlare esplicitamente del tema.
L’augurio è che con il passare del tempo si possa procedere all’introduzione di nuove regole all’interno del protocollo, che permettano un miglior funzionamento del VAR stesso, con la riduzione al minimo di scelte incomprensibili o di errori gravi.
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