L’ex capitano della Juventus ha affrontato diversi temi nel corso dell’ultima intervista rilasciata ai microfoni di ‘The Guardian’
Come sempre, mai banale. Nei modi, nei tempi ma soprattutto nei temi affrontati. Intervistato ai microfoni di ‘The Guardian’, Danilo ha ripercorso senza peli sulla lingua alcune delle tappe più importanti della carriera con i limiti, le difficoltà e i problemi riscontrati.
In particolare, l’attuale difensore del Flamengo ha posto l’accento sulle critiche ricevute negli anni di militanza al Real Madrid e il modo con il quale è riuscito a superare i diversi momenti no, anche grazie ad aiuti specifici. Mettendo a nudo le fragilità evidenziate dopo l’arrivo alle Merengues, Danilo ha infatti rivelato: “Lì ho sofferto molto al punto da cercare aiuto psicologico. Ci sono stati dei momenti in cui sembrava che non ricordassi più come si giocasse a calcio. Le critiche mi facevano davvero male: ne ero un ostaggio, così come dei social media, di tutto. Da allora ho iniziato a lavorare con uno psicologo sportivo”.
Un tema, quello delle critiche ricevute e dell’impatto dei social media, sul quale Danilo è tornato in diversi frangenti della sua intervista: “Per quanto possiamo dire che non ci importa nulla di queste cose, dopotutto siamo esseri umani. Non puoi fare a meno di sentirlo: non sono una persona molto dipendente dai social media, ma comunque vogliamo essere accettati dalle persone e ricevere feedback positivi”.
Dopo aver definito ‘tossico a tutti i livelli’ l’ambiente che i social contribuiscono a definire, Danilo ha poi spostato l’attenzione su uno degli aspetti che il brasiliano ritiene più importante tra tutti: “La cosa più importante era capire chi fossi. Non seguire la corrente, non seguire la mandria per così dire, capisci? Non devo pensare come tutti gli altri, non sono obbligato a vivere come tutti gli altri. Non devo vestirmi come tutti gli altri, non devo parlare delle stesse cose di cui parlano tutti gli altri”.
Da non trascurare, infine, il passaggio in cui Danilo elogia la visione che del calcio ha un tecnico vincente come Guardiola: “Pep non si limita ad allenatore, educa i suoi calciatori ed è questa la parte più importante del suo lavoro: insegna a tutti a vedere il calcio allo stesso modo, comprendendo spazio, movimento, possesso e il valore di ogni pallone”.
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