Gilardino ha rivoluzionato il Genoa: il retroscena che in pochi conoscono ma che ha fatto la differenza per i rossoblu.
Il Genoa di Alberto Gilardino è sicuramente una delle squadre più interessanti di tutta la Serie A, in particolar modo per un dettaglio che forse in pochi hanno notato: il fatto che il tecnico abbia cambiato la posizione in campo di alcuni interpreti, sorprendendo non solo i tifosi, ma anche e soprattutto gli avversari. Delle scelte che, sulla carta, sembravano essere azzardate ma che, nella realtà dei fatti, hanno pagato.
In pochissimi, infatti, avrebbero potuto immaginare un Malinovskyi arretrato dalla classica posizione di trequartista (che abbiamo potuto vedere, ad esempio, contro la Lazio) a quello di mezzala, per poi diventare addirittura un play basso davanti alla difesa. Un cambiamento continuo, camaleontico, che alla lunga sta pagando.
L’ex Atalanta, però, non è l’unico che ha avuto modo di provare con mano questi continui cambi di posizione con l’obiettivo di adattarsi al meglio all’avversario ed alle specificità della partita.
Gudmundsson punta, Malinovskyi arretrato: la rivoluzione di Gilardino
Un altro elemento chiave che ha vissuto una trasformazione a dir poco fondamentale quest’anno è stato proprio Gudmundsson, che è diventato di fatto una punta a tutti gli effetti, con i numeri che gli danno totalmente ragione: sei reti in questa prima metà di stagione che lasciano ben sperare per il proseguo dell’anno.
Non solo attacco, ma anche centrocampo: Gilardino è stato bravo nel sopperire, come riporta Gazzetta dello Sport, un Badelj che per circa un mese ha dovuto stare fermo ai box a causa di un infortunio, con un Frendrup che, da regista, è riuscito a non far sentire la mancanza dell’ex Lazio e Fiorentina.
Per ultimo, ma non per importanza, come non sottolineare il fatto che Messias abbia sostanzialmente ricoperto tre ruoli, tutti egregiamente? Partito come seconda punta, è diventato nel corso delle giornate anche una mezzala con una spiccata propensione offensiva, per poi essere spostato sulla fascia sinistra. Insomma, una serie importanti di cambiamenti che Gilardino ha saputo gestire nel migliore dei modi.