Francesco Acerbi parla per la prima volta dopo la sentenza a cuore aperto sul caso Juan Jesus: le parole dure e amare del difensore dell’Inter
Francesco Acerbi rompe il silenzio. Il difensore dell’Inter prende la parola per la prima volta dopo la sentenza di assoluzione per la vicenda con Juan Jesus ed esprime tutta la sua amarezza in un’intervista esclusiva a ‘Il Corriere della Sera’.
In primis il centrale, escluso anche dalla Nazionale per “evitare distrazioni e non rischiare una mancanza di serenità” come ha detto Gravina, ammette che la sentenza del Giudice Sportivo “è stata una liberazione, anche se tutta la situazione che si è creata mi ha intristito”. Acerbi respinge con forza qualsiasi accusa di razzismo: “Non sono mai stato razzista. Il mio idolo era George Weah, fu uno dei primi a chiamarmi quando mi fu trovato un tumore”. Ma gli ultimi giorni sono stati complicati a livello psicologico per lui: “Abbiamo perso tutti, sono triste e dispiaciuto. Dopo la mia assoluzione, le persone attorno a me hanno reagito come se fossi uscito dopo dieci anni di galera. Ora che c’è la sentenza vorrei dire la mia: non ho nulla contro Juan Jesus e sono dispiaciuto anche per lui. Ma non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione del gioco”.
Grande amarezza c’è anche per come media e tifosi lo abbiano sentenziato senza appello etichettandolo appunto come razzista: “Ho percepito grandissimo accanimento, come se avessi ammazzato qualcuno. Si sta umiliando una persona, massacrando e umiliando la sua famiglia”. Addirittura Acerbi reputa mentalmente più dura tutta questa situazione rispetto al cancro affrontato e sconfitto qualche anno fa: “La malattia che ho affrontato – racconta – è stata una passeggiata in confronto a questa vicenda, non ho avuto paura a quei tempi. Invece tutti qui avevano già emesso la loro sentenza. E per tanti sono ancora un razzista, non ci sto”.