La Juventus ha annunciato ufficialmente la separazione da Massimiliano Allegri, l’accentratore divisivo che ha monopolizzato il dibattito
E venne il giorno. Massimiliano Allegri non è più l’allenatore della Juventus. La società ne ha dato notizia con un comunicato ufficiale. Nello stesso giorno di maggio del primo esonero bianconero per il tecnico livornese, si è scritto l’ultimo capitolo dell’Allegrentus.
Finisce così il regno del più grande accentratore mediatico della storia del calcio italiano. Nessuno aveva mai polarizzato il dibattito come Allegri. Dalla divisione tra belgiochisti e risultatisti a quella tra Allegriani e Anti-Allegriani dentro la stessa tifoseria bianconera. In maniera involontaria, il tecnico livornese è diventato misura di tutte le cose: non solo quelle riferite alla Juventus, ma anche a quelle di qualsiasi campo in cui rimbalzava un pallone tra 22 uomini. Tutto è diventato un’argomentazione strumentale a supporto della propria tesi: Allegri sì o Allegri no. Un’ossessione tutta italiana, che ha valicato i confini del terreno di gioco ed è diventata una filosofia di vita da sbandierare con orgoglio sui propri profili social, sia da una parte sia dall’altra della barricata. Tutto questo, fortunatamente, è finito.
Una Juve diversa con il solito Allegri: i risultati parlano chiaro
L’Allegri-bis è stato un triennio difficile, pesante e sembrato interminabile. In questi tre anni sono accadute situazioni inedite per il calcio italiano, come la vicenda che ha coinvolto la società Juventus nella scorsa stagione e ha portato alle dimissioni in blocco dell’intero CdA bianconero e alla penalizzazione in campionato. Richiamato da Andrea Agnelli per riportare identità , Max ha trovato una Juventus completamente differente rispetto a quella che lo aveva allontanato due anni prima. Un contesto più difficile in cui lavorare, ma che avrebbe necessitato forse di un approccio differente da parte del tecnico livornese. E, invece, è stato il solito Allegri con una Juve differente e i risultati sono stati negativi.
Nel corso del suo secondo mandato, sono state 149 le partite e lo score vede 80 vittorie, 34 pareggi e 35 sconfitte. Proprio il dato sulle sconfitte è impietoso se raffrontato con il primo quinquennio di Allegri a Torino: in 271 partite, infatti, le sconfitte furono 39. Solamente 4 in più rispetto a quelle inforcate negli ultimi 3 anni. Un’altra caratteristica fondante del primo ciclo vittorioso di Max da Livorno è stata la fase difensiva, anche grazie a quella mitologica B-BBC dei primi anni, mentre in questo suo secondo mandato la solidità difensiva è stata un fiore all’occhiello solo a fasi alterne. La media dei gol subiti è di 0,94 a partita contro lo 0,77 a partita del primo quinquennio. Riguardo alla fase offensiva, basta un dato: se non dovesse segnare 6 reti nelle prossime due partite, quella di quest’anno sarebbe la Juventus con il peggior attacco della storia della Serie A a 20 squadre, infrangendo il record negativo della Juve di Zaccheroni (55 reti).
Non ci si può stupire, allora, se i trofei del primo ciclo siano 11 e quelli del secondo solamente uno. La Coppa Italia di mercoledì sera, al termine della quale Allegri è esploso in un’escalation rabbiosa contro tutto e tutti. Prima contro l’arbitro Maresca, poi contro Rocchi e durante i festeggiamenti ha mostrato pubblicamente il proprio malessere nei confronti di Cristiano Giuntoli. Infine, l’episodio che gli è costato più caro di tutti: l’aggressione al direttore di Tuttosport Guido Vaciago. Nella giornata di oggi c’è stato un incontro pacificatore, che ha portato ad un comunicato congiunto in cui si dichiara che “Allegri e Vaciago hanno risolto l’incresciosa situazione che li ha riguardati”. Resta la macchia, che sporca anche l’unico trionfo del secondo ciclo. Proprio sui comportamenti avvenuti post finale di Coppa Italia la Juventus fatto leva, studiando anche con i propri legali se ci fossero gli estremi per il licenziamento per giusta causa, per arrivare ad una separazione con due giornate di anticipo rispetto ai programmi e risparmiando sull’ingaggio da 7 milioni netti più bonus in vista della prossima stagione. Come si legge nel comunicato diramato dalla società , “l’esonero fa seguito a taluni comportamenti tenuti durante e dopo la finale di Coppa Italia che la società ha ritenuto non compatibili con i valori della Juventus e con il comportamento che deve tenere chi la rappresenta”. Finisce così l’Allegrentus, ora si tornerà a parlare di Juventus.